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Perfetti sconosciuti











Paolo Genovese ama particolarmente Gabriel Garcia Marquez e in “Perfetti sconosciuti” riesce a trasporre in modo perfetto una delle sue frasi simboliche: “Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta”.
Il nuovo film del regista romano è una pièce teatrale che a tratti può ricordare i recenti “Il Nome del Figlio” e “Dobbiamo Parlare” perché ha la straordinaria caratteristica di essere interamente girato in una sera, in particolare proprio a cena. Genovese però va oltre rispetto alle pellicole sopra citate, prendendosi molti rischi e riuscendo a vincerli tutti: non era facile coordinare in questo modo perfetto un cast tanto numeroso e con tante “prime donne”, mentre è altrettanto eccezionale l’espediente che dà il via alla paradossale, ma assolutamente realistica storia.
Il telefonino, come spiega brillantemente Marco Giallini, è diventato “la scatola nera della nostra vita”. Se si vuole indagare su una vita segreta non si può non partire da questo punto. Per evitare problemi ci sono ormai utenti che hanno comprato cellulari che si sbloccano con l’impronta digitale, quasi come fosse un’indagine della CIA.
Anche un gruppo che si conosce da una vita come questo potrebbe rimanere sconvolto di scoprire cosa nasconde il proprio migliore amico accanto. Ecco perché quando la padrona di casa Eva (Kasia Smutniak) propone di mettere sul tavolo i telefoni e leggere tutti i messaggi e rispondere alle telefonate in vivavoce si trasformerà in un gioco al massacro carico di tensione che sfocerà in un finale eccellente e di non immediata comprensione.
Paolo Genovese ritrova attori vecchi come Marco Giallini, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea e delle new entries d’eccezione quali Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak. Nel gioco tra coppie i protagonisti si mostrano particolarmente affiatati e sempre pronti a scambiarsi di ruolo.
La qualità delle battute, specie alcune affidate a Giallini e Mastrandrea, è eccezionale e aiuta a rendere “Perfetti Sconosciuti” una delle commedie migliori degli ultimi anni.
Una citazione la merita la splendida omonima canzone di chiusura affidata alla voce di Fiorella Mannoia, che dopo le performance in “Tutta colpa di Freud” di Daniele Silvestri e di “Sei mai stata sulla luna?” di Francesco De Gregori conferma gli omaggi del regista alla sua amata città.
La vita segreta messa davanti alla macchina da presa in modo crudo e diretto, miscelando il dramma e la commedia come già visto in “Tutta colpa di Freud”, con la consapevolezza che stavolta gli smartphone hanno ucciso davvero il romanticismo e che le nostre vite sono racchiuse ormai dentro a uno schermo da 5’ in modo sempre più irrecuperabile in un’opera che segna il vero ritorno alla “commedia all’italiana”.

La frase:
"Questi sono diventati la scatola nera della nostra vita".

a cura di Thomas Cardinali

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