Passion
La letale lotta di potere tra due donne nello spietato mondo del business internazionale.
La stessa letale lotta di potere che il francese Alain Courneau, ricordando in parte il poco conosciuto thriller "Office killer - L’impiegata modello" (1997) di Cindy Sherman, aveva raccontato nel non del tutto riuscito "Crime d’amour" (2010), interpretato dalla Ludivine Sagnier di "Swimming pool" (2003) e dalla Kristin Scott Thomas de "Il paziente inglese" (1996).
Con la prima sostituita dalla Noomi Rapace di "Uomini che odiano le donne" (2009) nei panni di Isabelle, che lavora agli ordini della seconda, Christine, in questo caso incarnata dalla Rachel McAdams di "To the wonder" (2012) e per la quale nutre una profonda ammirazione, è Brian De Palma a rileggere il sempre più intricato gioco di seduzione e manipolazione, dominio e umiliazione.
Sempre più intricato gioco che si trasforma in guerra nel momento in cui Isabelle si ritrova a letto con uno degli amanti di Christine, fino a sfociare in un omicidio destinato, prima o poi, a lasciar venire fuori il colpevole.
Mentre la camera di ripresa dell’autore di "Vestito per uccidere" (1980) e "Omicidio a luci rosse" (1984) "accarezza" sensualmente le inquadrature di un’operazione che, tenendo in considerazione anche la presenza del sesso saffico, trapela erotismo, inoltre, attraverso il curatissimo lato estetico delle immagini.
Elemento, di sicuro, tutt’altro che nuovo per i seguaci irriducibili del cineasta, che si avvale qui della bella fotografia a cura del marocchino José Luis Alcaine e della avvolgente colonna sonora per mano dello storico collaboratore Pino Donaggio; curiosamente simile, in alcuni passaggi, a quella di "Puppet master - Il burattinaio" (1989) di David Schmoeller.
Senza contare l’ottimo montaggio di François Gédigier, che scandisce a dovere quasi un’ora e quaranta di veloce visione volta a sfiorare l’horror nel corso della sua seconda parte; prima della tesissima corsa al colpo di scena e all’epilogo di un thriller probabilmente non troppo originale, ma che risulta ben confezionato e capace di funzionare. Anche meglio della pellicola da cui prende le mosse.
La frase:
"Fallo parlare di se stesso, è l’argomento preferito degli uomini".
a cura di Francesco Lomuscio
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