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Titolo film:    La pianista
Opinioni presenti:    55
Media Voto:    7 - Media Voto: 7


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Il parere di Armando, 47 anni, Roma
Tutto sul alcune madri
Voto 8 di 10 Voto 8di 10
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Tra tutti i commenti è sfuggito il personaggio che è stata la causa principale della nevrosi di Erika: la madre. L’incipit iniziale è duro e senza mezzi termini. Il rientro a casa di una donna matura (Erika) e la madre (interpretata magistralmente dalla Girardot) che trasmette in maniera quasi ossessiva le sue paure e repressioni alla figlia. Già dalla prima scena vien da urlare, suggerire al personaggio Erika di scappare da questa situazione, di salvarsi abbandonando questa figura al suo destino. Non avverrà mai, e questa figura (triste e pesante) accompagnerà Erika in tutte le sue esperienze (il senso di essere la migliore – vedi il dialogo su Schubert che non deve essere insegnato più di tanto alle allieve- il concerto a casa di privati, la scarna e falsa vita mondana, i rapporti che intende instaurare all’esterno) fino all’epilogo drammatico del tentativo goffo e grottesco di amare la madre, di ottenere quella briciola di amore da suo carceriere. La madre è la principale causa delle nevrosi di Erika, il suo destino che ella accetta, supinamente, e senza ribellarsi. A contro bilanciare questa nevrosi, vi è la l’altra facci ai di Erika, quella dell’insegnante inflessibile, rigidissima e completamente priva di emozioni, sia di trasmetterle che di darne. Quando una sua allieva, brava ma emotiva, riesce a scalfire con la musica quella scorza di durezza apparente –nella scena Erika capisce che sta cedendo al suo ruolo perché le scappano delle lacrime – ella la punisce nel peggiore dei modi: rende inutilizzabili le sue mani per suonare al pianoforte. Questo gesto vigliacco e la chiave di lettura per il giovane studente di ingegneria che si era innamorato di lei. Egli capisce la vera fragilità di Erika e, invece di punirla, si lancia ad amarla. Poi si racconterà tutta la storia drammatica di questo amore perverso e intenso, nel quale Erika prima rifiuta e poi si lascia trascinare per poi rifiutarlo, all’epilogo delle violenza carnale nella sua casa, nuovamente. Erika sceglie di non vivere, ossia di amare non la vita, la sua vita, ma quella che la madre, repressa e totalmente priva di qualsiasi dote intellettuale, le ha pianificato. Sicuramente il film fornisce più di uno spunto di riflessione. Interessante sicuramente è l’influenza che certe forme di educazione oppressive possono avere sulla psiche umana e sul destino di ognuno.

Questa opinione è stata scritta da:
Armando
47 anni
Roma.
(7 Dicembre 2008)






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