nè divertente nè innovativo ma offensivo e omofobo, alimenta il sogno boghese dell'omosessualità reversibile e guaribile. anche i teletubbies sono più coerenti ed efficaci di queste tre mascherine da teatrino delle marionette
Chi considera questo film omofobico non ha capito nulla del suo contenuto. E' anzitutto uno spaccato realistico sull'ipocrisia dei media e della politica in riferimento alla tematica gay. In fondo è alquanto improbabile come trama ma comunque nella sua assurdità riesce a convincere e a far restare dalla parte della diversità come forma indispensabile di coesione tra i gruppi. Anche l'abbattimento del muro finale è una metafora per l'abbattimento del pregiudizio. In fondo è un film fatto per tutti ed è logico che questo tipo di tematica e il modo in cui è stata affrontata è poco realistico. Ciononostante ,anche se il protagonista ha una svista per la Gerini ma alla fine non rinuncia all'essere gay , il film parla di diritti di coppia e adozione e tratta i temi con eleganza e sagacia. In fondo alla fine del film ,l'accusa si dirige a quella classe politica ipocrita che non tiene conto del 10 % dell'elettorato gay e non promuove leggi ne a destra ne a sinistra.La stessa classe politica che accetta comunque il 5% dei voti dell'ala riformista e bigotta centrista. Comunque, politica a parte, ho apprezzato il messaggio pacato che il film trasmette . A differenza della canzone di Povia , questo film è a favore della diversità e delle scelte individuali e non è una retorica banale come quella usata dal cantante per far parlare di se al festival. Peccato che non ci sia riuscito abbastanza visto che è già uscito dalla top ten da diverse settimane mentre altri artisti continuano a vendere. Il film ,a me ,è piaciuto molto e se ,pur improbabile ,che possa succedere per davvero, ne risulta un mix divertente e su cui riflettere.
una piacevole e divertente commedia e va presa come tale..affronta tematiche importanti senza appesantirle...bravi tutti gli attori...ampiamente sopra la sufficienza....metto 9 per alzare la media...
Anche l’Italia parla al cinema di omosessualità e lo fa con molto più garbato rispetto e umorismo di quanto non avvenga nella realtà. E’ vero che non si incontra più con facilità la gogna o la discriminazione anni ’50, ma nel quotidiano ancora usa al riguardo una terminologia volgare e permane la difficoltà di affrontare il tema diritti dei gay come quelli di altre minoranze. Il tutto è abbastanza indicativo di un imperdonabile ritardo. A complicare le cose ci pensa il clero ufficiale che esprime su tali problemi posizioni sempre più arroccate e intolleranti. Ma Diverso da chi? le domande ce le porge con toni leggeri e nella prima parte regia e sceneggiatura funzionano bene con risultati godibili. La seconda invece dà sul sentimentale scontato e, salvo alcune sequenze, il racconto perde ritmo e allegria. Comunque il quadretto politico e sociologico che il film fornisce con evidenti ma non pesanti riferimenti alle nostre realtà rimanda a una mano indubbiamente felice del regista (opera prima) e soprattutto a quella dello sceneggiatore Fabio Bonifacci, che di recente ha firmato Si può fare, un gioiellino di misura e commozione. Tra gli attori il migliore mi sembra Filippo Nigro, già in un ruolo gay nelle Fate Ignoranti; gli altri due, la Gerini e Argentero, appaiono un po’ eccessivi e ingessati. Lei inarca in continuazione sopracciglia e labbra, lui, scarsamente espressivo, diviene a tratti quasi farsesco. Entrambi sembrano affidarsi più alla presenza fisica e alla facile simpatia dei personaggi che non a uno sforzo interpretativo.
Una parola sul titolo prima di passare alla trama. Lo trovo infatti azzeccato e spiritoso, poiché condensa nella domanda gran parte del problema, visto l’uso e l’abuso che si fa del termine “diverso”. A riguardo mi viene in mente una frase, se non ricordo male, di Terenzio, che mi trova d’accordo in toto: Nihil umani alienum a me puto.
Siamo a Trieste con begli esterni luminosi e l‘aria in cui si sente il mare. Piero, gay dichiarato e felice, tra lo sgomento degli oppositori (vedi Lega e dintorni) e la malcelata meraviglia dei suoi (vedi Pd) partecipa alle primarie e diviene a sorpresa candidato sindaco. Gli oligarchi della situazione, vecchie volpi, pensano di poterlo manovrare facilmente per il suo ingenuo entusiasmo; gli mettono perciò a fianco, a bilanciarne l’impatto, Adele, la più clerico-centrista del partito, persino avversa al divorzio. All’inizio è un vero disastro, finchè Remo, il fidanzato di Piero, non gli suggerisce un approccio più soft alla donna. Prendendola dal suo lato femminile, nascosto ma profondo, Piero conquista Adele, tanto che i due trovano un perfetto accordo come tandem politico, ma si prendono anche una formidabile cotta reciproca. Da questo nasce una serie di equivoci, episodi e sentimenti fino al finale con un ritrovato equilibrio non solo tra i due gay ma anche con la partecipazione della donna. Si scopre infatti che una famiglia può anche essere formata da Piero, Remo e Adele, perch
Ho appena visto il film e nonostante l'abbia trovato una piacevole commedia, non posso non essere infastidito.
Premetto che parlo da gay e quindi più che esprimere un giudizio sulla qualità del film, esprimo un mio parere sulla tematica discussa. Trovo sconvolgente che Grillini faccia l'isterico a senremo contro Povia e poi viene ringraziato e supporti questo film: il messaggio che trasmette è quasi peggiore della canzone di Povia, quasi come se essere gay fosse uno sfizio o una scelta! Gay lo si è punto e basta, come si è etero. L'innamoramento tra Argentero e la Gerini è davvero fastidioso. E' un film che si spaccia per filo-gay ed è invece omofobico.
Voto 6 per la commedia, 1 per il contenuto