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Titolo film:    Diverso da chi?
Opinioni presenti:    20
Media Voto:    6.5 - Media Voto: 6.5


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Il parere di Olgadicom, 63 anni, Perugia (PG)
per fortuna siamo tutti diversi
Voto 7 di 10 Voto 7di 10
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Anche l’Italia parla al cinema di omosessualità e lo fa con molto più garbato rispetto e umorismo di quanto non avvenga nella realtà. E’ vero che non si incontra più con facilità la gogna o la discriminazione anni ’50, ma nel quotidiano ancora usa al riguardo una terminologia volgare e permane la difficoltà di affrontare il tema diritti dei gay come quelli di altre minoranze. Il tutto è abbastanza indicativo di un imperdonabile ritardo. A complicare le cose ci pensa il clero ufficiale che esprime su tali problemi posizioni sempre più arroccate e intolleranti. Ma Diverso da chi? le domande ce le porge con toni leggeri e nella prima parte regia e sceneggiatura funzionano bene con risultati godibili. La seconda invece dà sul sentimentale scontato e, salvo alcune sequenze, il racconto perde ritmo e allegria. Comunque il quadretto politico e sociologico che il film fornisce con evidenti ma non pesanti riferimenti alle nostre realtà rimanda a una mano indubbiamente felice del regista (opera prima) e soprattutto a quella dello sceneggiatore Fabio Bonifacci, che di recente ha firmato Si può fare, un gioiellino di misura e commozione. Tra gli attori il migliore mi sembra Filippo Nigro, già in un ruolo gay nelle Fate Ignoranti; gli altri due, la Gerini e Argentero, appaiono un po’ eccessivi e ingessati. Lei inarca in continuazione sopracciglia e labbra, lui, scarsamente espressivo, diviene a tratti quasi farsesco. Entrambi sembrano affidarsi più alla presenza fisica e alla facile simpatia dei personaggi che non a uno sforzo interpretativo. Una parola sul titolo prima di passare alla trama. Lo trovo infatti azzeccato e spiritoso, poiché condensa nella domanda gran parte del problema, visto l’uso e l’abuso che si fa del termine “diverso”. A riguardo mi viene in mente una frase, se non ricordo male, di Terenzio, che mi trova d’accordo in toto: Nihil umani alienum a me puto. Siamo a Trieste con begli esterni luminosi e l‘aria in cui si sente il mare. Piero, gay dichiarato e felice, tra lo sgomento degli oppositori (vedi Lega e dintorni) e la malcelata meraviglia dei suoi (vedi Pd) partecipa alle primarie e diviene a sorpresa candidato sindaco. Gli oligarchi della situazione, vecchie volpi, pensano di poterlo manovrare facilmente per il suo ingenuo entusiasmo; gli mettono perciò a fianco, a bilanciarne l’impatto, Adele, la più clerico-centrista del partito, persino avversa al divorzio. All’inizio è un vero disastro, finchè Remo, il fidanzato di Piero, non gli suggerisce un approccio più soft alla donna. Prendendola dal suo lato femminile, nascosto ma profondo, Piero conquista Adele, tanto che i due trovano un perfetto accordo come tandem politico, ma si prendono anche una formidabile cotta reciproca. Da questo nasce una serie di equivoci, episodi e sentimenti fino al finale con un ritrovato equilibrio non solo tra i due gay ma anche con la partecipazione della donna. Si scopre infatti che una famiglia può anche essere formata da Piero, Remo e Adele, perch

Questa opinione è stata scritta da:
Olgadicom
63 anni
Perugia (PG).
(31 Marzo 2009)






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