Pupi Avati non mi delude quasi mai. Solo alcuni dei suoi film horror mi hanno lasciato freddino, ma anche qui attenzione a non generalizzare: "L'arcano incantatore" è straordinario e "Zeder" ha momenti di intensa bellezza. "Il papà di Giovanna" ci riporta al mondo tipico del regista (il passato ricostruito in maniera intelligente e meticolosa, la famiglia, la scuola...) con un'attenzione alla disabilità prima intuita poi dichiarata che esplode in follia della protagonista. Gli attori sono tutti calati nella parte e recitano benissimo (Eccezionale Silvio Orlando nel più avatiano dei ruoli, dove siamo abituati a vedere Carlo Delle Piane, commovente la Neri, sorprendenti Greggio e un'insolita Serena Grandi, sempolòicemente meravigliosa la protagonista di cui sono un ammiratore sfgegatato daiu tempi di Giorni e nuvole, ma di cui proprio non riesco ad imparare il cognome). Film teso,compatto, emozionante che a mio avviso ha una sola pecca: i tre minuti finali. Qui si passa da un mondo reale all'happy end hollywoodiano nel senso peggiore della parola. Così ho pensato uscendo dal cinema, ma ora, a mente fredda un dubbio mi assale: e se la scena finale non fosse "vera", ma fosse un sogno ad occhi aperti partorito dalla fragile mente malata di Giovanna? Il film avrebbe tutt'altro sapore.
Ogni tanto viene sfornato un bel film italiano che coinvolge ed emoziona lo spettatore e che meriterebbe dei riconoscimenti ufficiali molto più di altri films blasonati, che sono invece dei bidoni.
Ottima la recitazione, curata l'ambientazione e la fotografia.
Mi ha deluso invece il finale e per questo non do il massimo dei voti
...perchè è un film dolce, tenero, "leggero", commovente.Perchè viene scandagliato un sentimento paterno poco raccontato in genere dallo schermo grande e piccolo che, per fare audience, estrae tra i sentimenti da dare in pasto al pubblico quelli più acri, esasperandone i toni, rendendoli aguzzi e buoni per essere maciullati nel tritacarne del sentimentalismo di massa.
Pupi Avati tratta qui un dramma terribile con il suo caratteristico tono dimesso dove anche un Ezio Greggio, altrove improbabile, acquista una certa credibilità. Interpretazione godibilissima quella di Silvio Orlando nei panni di un padre e marito doppiamente tormentato e annichilito ma che sa trarsi fuori. Prevale una visione indulgente di una realtà che è spietata nella semplicità delle ragioni e dei modi.
Francesca Neri? Uhmm...non saprei. Forse non molto all'altezza. Da vedere senz'altro.
Maria Rosa Giannalia, 57 anni, Quartu Sant'Elena (CA).
Un padre , una figlia che vive la sua adolescenza con la consapevolezza di essere diversa . Brutta ed inadeguata . Un Padre ed un marito che sente il fallimento della sua vita come uomo non amato . Sfoga ,deglutendo, la propria rassegnazione maschile .
Intuisce nella figlia la stessa sconfitta e si batte perché ciò non avvenga . Costruisce un mondo immaginario fatto di seduzioni finte della ragazza . Ama la figlia con ottusa protezione assoluta . Le sottrae il piacere e la sofferenza di combattere ed accettarsi. La rende vulnerabile, troppo vulnerabile , alle delusioni.. Ne fa un mostro incapace di innamorarsi senza possesso . La porta , per troppa voglia di riscatto all orrore dellomicidio per gelosia. Silvio Orlando magnifico nella maschera della rassegnazione e dei sensi di colpa . Alba Rohrwacher,(la figlia ) da brivido
Ci sono momenti che il dolore e la disperazione entrano a fondo nel cuore ed il gomitolo di dolore pesa dentro chi è seduto nella poltrona del cinema. Ezio Greggio (il piccolo funzionario fascista ) archetipo della ignavia dell accomodamento . Italiano che si bea delle briciole di privilegio. Dei piccoli favori ammiccanti.. Di scatole di cibo conquistate con la servitù ai potenti. Di una bontà mirata a se stesso ed ai propri contigui. La miseria civile camuffata da bonarietà pelosa .
Una storia senza tempo. Nel ventennio come oggi. Fa pensare a quanti orridi rancori si nascondono dietro le porte di tante case. Fa pensare alla devastante , orrenda, compiaciuta, semplicità ci sia oggi ,come ieri, nella frase ... Io non sto da nessuna parte .
La frase simbolo io non sono mai stato fascista . A me del duce non me ne fregava un ca**o - Ezio Greggio prima di essere fucilato -
Sono d'accordo con Giovanni di Cormano 3 muniti finali.(dopo la fucilazione ) inutili e consolatori
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