Questa serie è stata criticata aspramente perchè definità diseducativa, specie per il pubblico più giovane. Dal mio punto di vista invece, bisognerebbe criticare tutti quei genitori che permettono ai loro figli di 12 e 13 anni di vedere questi film sulla mafia, senza che questi sappiano neanche che cosa sia la mafia, e i danni che ha provocato alla nostra socetà. Questo film non è un inno alla mafia, ma al contrario, racconta la dura lotta per sconfiggere la malavita organizzata. Gande opera cinematografica, peccato soltanto che si tratti di una serie per il piccolo schermo.
Vedendo le altre opinioni sembra un film stupendo, per me è stato una pa**a assurda, con una trama,va beh un pò interessante ma lento e noioso, un film che dura 1 ora e 30 ma poteva durare benissimo 50 min.
Delusione totale
Va bene von Trier riesce con la riflessione sulla rappresentazione teatrale della vita reale, e con la considerazione di quel meccanismo tutto attuale di volersi farsi accettare a tutti i costi, sviando ad altri le proprie responsabilità, a tenere il ritmo e fare comunque un buon prodotto, ma la regia...la regia dov'è? Se le inquadrature sono scelte da un computer, il "divertimento" della regia dov'è? Forse anche von Trier, come il protagonista, non vuole responsbilità?
Mi ha lasciato un po' perplesso. E' innegabile il genio del regista per quanto riguarda trama (semplice e complessa allo stesso momento) e tecnica di ripresa: la scelta dell'Automavision infatti si fonde egregiamente con la vicenda narrata. Resta però qualche dubbio sulla caratterizzazione dei personaggi (non approfondita quanto meriterebbe) e la sostanziale immobilità di alcuni punti. Nel complesso la pellicola è gradevole e divertente ma non esente da difetti.
Lars non delude mai. Questo film è bellissimo , la storia è la storia del suo modo di fare cinema. Lars si rappresenta in tutte le sue forme. Lars regista, Lars attore, Lars che osserva sempre più nascosto( lascia a un computer decidere) per dare agli altri protagonisti l'opportunità di manifestare se stessi senza sentirsi manovrati.Lars che coccola, Lars che ama e abbraccia corpi che passano lì sul palcoscenico o, forse, nella vita. Il Grande Capo creato per riempire un vuoto. Poi una telecamera autonoma che mostra ciò che vuole, ma ancora una volta mostra ciò che vuole il regista, forse qui sta il fallimento del cinema, mai sarà la realtà che scorre libera senza interferenza alcuna, ci sarà sempre qualcuno, magari un computer che rappresenterà il pensiero individuale di un regista. Grande prova di Lars