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Il grande capo

Opinioni presenti: 24
Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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l'arte di raccontare di Lars

(10/10) Voto 10di 10

Ho letto alcune critiche su questo film davvero fuori luogo. Chi scrive che la luce bianca e i colori freddi di questa pellicola rendono un po' triste la scena manca clamorosamente di perspicacia e sensibilità cinematografica. Ci sono commedie coloratissime come Natale sul Nilo che fanno per voi, non andate a vedere Lars Von Trier, andate a vedere qualcosa di adatto a voi, eviterete di pronunciare giudizi senza esserne all'altezza. Le atmosfere gelide sono volute, ricercate e ottenute! La luce al neon, i colori freddi e le inquadrature poco centrate sono un modo geniale che il regista escogita proprio per rendere l'atmosfera dell'ufficio assurda e allucinata, chi lavora in uffici commerciali conosce benissimo le atmosfere tese e surreali che si vengono a creare tra i colleghi di lavoro. Lars esagera alcuni particolari per rendere la scena irresistibilmente comica nella sua desolazione. I personaggi sono tratteggiati con maestria: nessuno lavora realmente, c'è il depresso irritabilissimo che picchia tutti come un bambino, lo straniero che tutti rispettano in quanto tale pur essendo chiaramente un parassita, la biondina non bellissima e dal caratterino tutto pepe che si fa strada con prestazioni sessuali di bassa lega, la sfigata romantica eternamente innamorata del capo ufficio chiunque esso sia, il contabile che ha bisogno di essere preso in braccio come un pupetto e quella che piange sempre che alla fine si rivelerà l'unica con un po' di buon senso. Il grande capo diventa una figura leggendaria tratteggiata da un braccio esecutivo incapace di farsi carico delle sue responsabilità (licenziare, riprendere i comportamenti ecc) proprio perchè non fanno parte dell'animo umano che cerca relazioni affettive e approvazione. Si descrive sostanzialmente l'incapacità dell'essere umano di essere capo fino in fondo, il bisogno di un sostituto che non abbia cuore e sia solo decisioni. Poi c'è l'attore, personaggio istrionico innamorato di se stesso che non appartiene alle dinamiche degli uffici, è disoccupato, dispersivo, "diverso" e alla fine tradisce proprio per questa sua natura, una riflessione sull'opera d'arte, sulla missione dell'attore e sul significato dell'arte in mezzo ad una realtà (che può essere quella di un ufficio) sempre più distaccata dalle esigenze naturali dell'essere umano. Una riflessione sul bisogno di affetto che gli esseri umani non riescono più a manifestare per via delle regole o delle realtà in cui si sono inscatolati, l'incapacità dell'essere umano ad essere buono fino in fondo. Per altro questi sono temi che compaiono in tutti i film di Lars Von Trier (gli idioti, le onde del destino ecc). Per altro si tratta di una commedia divertentissima, fuori dagli schemi, geniale e con un finale che lascia di sasso!



Alessandro, 34 anni, Cuneo (CN).




Saranno pure perline, ma non luccicano!

(8/10) Voto 8di 10

Sempre fuori dalle righe il caro Lars von Trier ci coglie di sorpresa come al solito, ma contrariamente a chi percorre la via classica (seppur abbagliante) degli effetti speciali, il regista danese ci acceca con la luce monotona dei neon e delle fredde mattine nord-europee. Scremata dagli ultimi e dalla colonna sonora rimane solo, come spiega lo stesso regista in qualità di voce fuori capo, la commedia. E' una commedia con una forte potenzialità e un buon ritmo, ma sicuramente resa molto più inaccessibile dall'utilizzo della telecamera automatizzata. Decisamente ottima l'interpretazione del protagonista e del co-protagonista, diversamente da quella di alcuni degli altri personaggi la cui prestazione, seppur molto difficle da far risultare eccelsa per i motivi precedentemente esposti, non è delle migliori. Non c'è altro da dire, inutile approfondire tematiche e trama, è un film che si prepone come unico fine la commedia e come tale non ha alcun significato socio-culturale o almeno lo stesso regista ci ha chiesto, all'inizio del film, di non soffermarci troppo su questi aspetti.



Toni Pepezze, 25 anni, Bollate (MI).




automavision

(5/10) Voto 5di 10

michele sueri, operatore. Io resto alla vecchia maniera: Lars Von Triers mi ha rotto definitivamente le scatole con questo sperimentare tecniche di ripresa che fanno venire da vomitare, sono tutte scentrate, confuse e disorientano. Che faccia quello che vuole alla faccia ovviamente dei veri direttori di fotografia che studiano le inquadrature e si fanno un mazzo tanto.



Michele, 39 anni, Modena (MO).




l'ho apprezzato

(7/10) Voto 7di 10

Premetto che non conoscevo niente del regista e soprattutto non volevo andare a vederlo ma mi ci hanno costretto delle amiche..beh,devo dire che i primi 10 minuti mi ha lasciato un pò basito per la visione "a scatti" che rendeva il tutto amatoriale...per una frazione di secondo ho pensato"non so se riuscirò a vederlo fino alla fine"..eppure ci sono riuscito e l'ho trovato divertente ed intrigante!naturalmente è un film fuori dagli schemi e comunque ha avuto il pregio di conquistare la mia buona opinione nonostante avessi voluto evitarlo a tutti i costi...queste sì che sono sorprese!!



Luce, 31 anni, Abano terme(PD).




giudizi

(9/10) Voto 9di 10

Leggendo le critiche presenti pare che le opinini siano alquanto contrastanti:chi esalta il film,chi lo stronca seza appello.Personalemente mi schiero fra i primi:questo film è ottimo,bel fatto,divertente(e si ride molto,alla proiezione alla quale ho assistito io la maggioranza della sala era divertita al massimo)e naturalmente fa riflettere sull'uomo e il suo modo di agire,sulle dinamiche lavorative,ecc. Grande Lars ha fatto ancora una volta centro.Le mode non c'entrano niente.



Arturo, 60 anni, Montelupo (FI).





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