Dalle opinioni espresse sul film, specialmente dai non più giovani, mi pare di leggere una certa ritrosia in particolare dovuta al modo in cui vengono descritti gli italiani. Un sentimento di nazionalismo strisciante che francamente sa soltanto di maschera per la verità. Ciò che viene rappresentato nel film è il lato buono e il lato brutto di noi italiani: la cultura e la raffinatezza del maggiore e del tenente oltre all'attenzione verso temi delicati in un periodo nero come quello del nazismo ed il giudizio negativo che di esso danno gli stessi militari italiani; lo spirito missionario di un prete all'italiana; la guasconeria generale; i toni da documentario dell'Istituto Luce del Generale Pedersoli. E poi il pressapochismo insito non solo nei personaggi del film ma carattere fondante di tutti noi. Cosa vi aspettavate ? Un film sulla guerra raccontato alla maniera americana. Ma avete visto La Grande Guerra ? Le Rose del Daserto è secondo me un grande film se viene visto con spirito libero dall'Italianità più becera e soprattutto conoscendo la storia di un grandissimo cineasta come Mario Monicelli che alla veneranda età di 94 anni riesce ancora a stupire, seppellendo con un "fonogramma di sfottò" tanti miserabili registi che, pur tuttavià, sbancano i botteghini e su queste pagine si prendono valanghe di stelle.
Quando si fa un film su temi così delicati come una guerra,e si vuole dare un tono umoristico alle vicende,bisogna saper dosare bene i momenti di serietà con quelli ironici.qui è uscito un macello a mio modo di vedere,che secondo me lede la memoria di molti militari morti per la propria bandiera o comunque morti spesso e volentieri anche con tanto tantissimo coraggio (p.s. hanno affrontato una brigata di carri leggeri senza armi pesanti ne altri carri).L'idea insomma poteva essere buona,ma nn mischiando la morte con l'essere soldati da sturtruppen....Lati davvero positivi il generale e il prete davvero bravi e come detto le scene del matrimonio per procura.
Mi sembra impossibile che questo film sia stato diretto da Mario Monicelli, quello de "La grande guerra". Ho faticato ad arrivare alla fine e ho provato una grande delusione.
Il film “Le rose del deserto” mi è piaciuto al 50%. Mi hanno infastidito il tono surreale e grottesco (ma a volte sembrava avanspettacolo, o una scenetta di un varietà televisivo), mentre mi aspettavo un film storico; i luoghi comuni sugli italiani, sui tedeschi, sugli arabi... ma mi hanno entusiasmato alcune scene (in quella del matrimonio per procura ho pianto...), le interpretazioni davvero mitiche di Michele Placido e Alessandro Haber, la fotografia, il finale secco, asciutto, non retorico. Mi ha ricordato un film di epoca fascista, ma che per me, come scrissi anni fa, non ha niente di fascista: Giarabub.
Film dal sapore dolce amaro ma pienamente godibile.Non è un capolavoro ma un film italiano che si vede con piacere e che fa dimenticare i soliti filmetti natalizi.