Dopo le perle di "Amores Perros" e "21 grammi" il giovane regista messicano ci regala il suo capolavoro. Trasportati da Inarritu nelle vicende dei protagonisti siamo nel flusso della nostra vita. Le immagini fin troppo comunicative ci riflettono il dolore per le identità perdute dai personaggi. Il limite, lo smarrimento, che li abita è anche quello della Grande Storia in cui sono immersi. Verità e poesia sono le muse che ispirano il regista anche nei passaggi più amari da raccontare.
Umano, troppo umano...
E' indubbiamente un buon film. Un mosaico di scene che si incastrano alla perfezione l'una con l'altra in maniera davvero ottima. Il denominatore comune qui è rappresentato dalla difficoltà di comunicare e dai problemi derivanti dal pregiudizio. Iñárritu costruisce la pellicola ripercorrendo i soliti luoghi comuni (aggiungendone uno - quasi - inedito: i problemi della ragazza giapponese sordomuta) e provando a spingere la gente a superare la paura del diverso. Buon ritmo e discreta prova del cast.
Le storie che s intreciano è una sfida che il cinema americano ogni tanto si mette a percorrere per far vedere quanto sono bravi. Le tre storie del film, lontane tra loro spazialmente e tenute insieme da un tenue ( e improbabile filo), quello del fucile di un giapponese regalato a un marocchino che spara un colpo che colpisce una donna americana in marocco, i cui figli negli Usa sono affidati a una governante messicana che i porta con sè a una festa in messico....etc etc , le tre storie si seguono fino a un certo punto per curiosità, poi interviene un sano scetticismo e una sana derisione. Mentre la governante vaga nel deserto messicano, coi due poveri piccoli a lei affidati ho detto:"Adesso ci manca che venga copita da un meteorite!"
Insomma il regista è bravo e ce lo vuol dimostrare a tutti i costi e noi invece vogliamo da lui un po' di rispetto per il nostro senso critico.
E pensare che ho rischiato di perdermi questo film per le opinioni che lo giudicavano lento e noioso!!! E' uno dei migliori film che ho visto quest'anno. Le prime 2 opinioni ne fanno una bella analisi. Il film può essere letto in diverse maniere. Oltre a quanto già detto da altri, mi ha impressionato il modo di mettere in parallelo situazioni simili vissute in diverse paesi. La messicana timorosa della polizia statunitense che la riporta sul confine senza neanche darle la possibilità di tornare nella sua casa a S. Diego,è li sola seduta sul marciapiede che aspetta il figlio mentre Pitt fa la voce grossa con il poliziotto marocchino, gli urla in faccia tirando calci a tutto quanto gli capita a tiro... e finalmente se ne va, con l'elicottero, sconvolgendo un piccolo villaggio e un paese intero poichè ha, per questi 2 americani, gli occhi del mondo puntato addosso.
Secondo me ci sono tanti riferimenti e tante denunce in questo film, gli USA non ne escono con la solita figura del paese dello zucchero filato come in ogni film. La frase che mi ha più colpito in questo film è stata quella pronunciata dal commentatore asiatico in tv mentre faceva un resoconto della vicissitudine di Brad e la moglie: "gli americani hanno avuto il loro lieto fine". Infatti, come ogni favola, tutto per loro si è risolto malgrado le peggiori premesse, mentre il mondo, intorno a loro, rimane sconvolto per colpa o per causa loro...
Concordo sul fatto che non sia proprio un film per i più giovani, ma per i più "maturi" è un film assolutamente da non perdere.