Con quel poco di buono che si vede in giro, al massimo un buon film block buster, questo "Babel" rappresenta uno dei miglior film drammatici che io abbia mai visto!
Mai banale, mai scontato, seppur lento molto ben raccontato, sono certo che chi ama il Cinema non ne potrà che rimanere ben impressionato.
Fate ben attenzione ad ogni particolare, tutto merita...
particolarmente mi ha colpito come viene trattata anche la stampa u.s.a. che fin dall'inizio "grida" all'attentato ed attentato dve per forza essere...
Film dalle svariate riflessioni
Il regista messicano prestato ad Hollywood non rinuncia alle sue storie ad incastro, con scoordinamento temporale ( vedi la telefonata di Brad Pitt che si sente all'inizio e alla fine del film ),film dolente, amaro ( si presti attenzione alla dedica ai figli, la luce più splendente nella notte più scura ). Qui però non si estremizza come in 25 grammi, ma nella disperazione e nella solitudine ( che rimangono la cifra più ostentata del film ) emerge qualcosa di diverso, un rifugiarsi nei sentimenti, o almeno nel valorizzarli quando prima erano stati sottovalutati. Ben due storie si concludono con un abbraccio tra parenti; il bambino marocchino si offre ai poliziotti prendendosi tutta la colpa, i due coniugi si ritrovano, la ragazza sirdomuta comunica al poliziotto che l'ha capita qualcosa che non sapremo mai, ma che non lo sorprende. Forse ricordandosi delle sue radici non occidentali il regista valorizza marocchini e messicani ( chissà se il poliziotto violento e sbrigativo ha capito di aver davanti, nel bambino che si arrende, una vittima: lo sguardo lo lascerebbe pensare ).
La confusione è la cifra che caratterizza il nostro vivere; una confusione metafisica ( basta un piccolo gesto di leggerezza per provocare drammi: la fucilata del banbino, la battuta dell'autista messicano gasato), ma anche una confusione politica e sociale, che si consuma tra diffidenza, arroganza, gusto per il potere, burocratismo che non comprende e non tollera l'umanità. E, ripeto, sullo sfondo la solitudine di tutti noi, sottolineata da una musica dolcissima, a volte straziante.
Buonismo ? Io dico di no, perché il regista non ha la mano tanto leggera nel delineare noi e i nostri sentimenti; certo trova una soluzione nei sentimenti e nella famiglia, e pare che dica una cosa banale, e in questo non è sempre in buona compagnnia.
Ma c'è una tecnica cinematografica prodigiosa, un virtuosismo di montaggio, nell'alternare sequenze fisse e lunghe ( la prima inquadratura ) con altre straordinariamente spezzate e sincopate, dove c'è azione, la festa, la partita, l'affollarsi dei bambini marocchini attorno al pulman. L'aereo scende maestosamente dal cielo, verso la salvezza, accompagnato da una musica dolcissima, " sporcata " dal vocialre di poltici e giornalisti che azzannano la notizia e vogliono fare bella figura.
Tutto questo non è poco, e non annoia. E' un cinema che mi piace, perché ha il coraggio di valorizzare i sentimenti senza scadere nella retorica ( quelli che sentono anche il cuore non saranno tutti co***oni, no ? ).
Partendo dal fatto che questo film non pesa sicuramente le problematiche legate alla comunicazione tra lingue e popoli differenti, contrariamente a quanto il regista pensava di far credere; la narrazione risulta per molti versi noiosa, svicolante e con collegamenti tra le 3 vicende assolutamente campati in aria, degni di romanzi impegnativi quanto un libro di favole per bambini. Mi dispiace per il regista che dopo il bel "21 grammi", peraltro molto gradito nelle sale, si ritrova a mostrare al pubblico questa storia incentrata su vicissitudini al limite dell'assurdo, con interlacciamenti perversi quanto la mente soffocata e malata della povera ragazza sordomuta.
Davvero un bel film. E lo si capisce dal fatto che non cerca ossessivamente di emozionare, come i polpettoni pseudo-impegnati che ormai ci tocca subire da anni, ma ci riesce lo stesso... Quattro storie raccontate a flash si alternano nelle 2h e e 17m di questo minuzioso mosaico. E la genialità sta proprio nel fatto di cambiare continuamente l'oggetto dell'analisi, costringendo lo spettatore ad affrontare la pellicola in modo elastico, e dando allo stesso il tempo di riflettere tra un passaggio e l'altro.
Il regista è poi molto abile a non bloccare il concetto di "incomprensione" associandolo al problema del linguaggio.(esempio lo sca**o fra Pitt e gli altri turisti americani che non si capiscono parlando comunque la stessa lingua.) Il problema viene legato più alla diversità della singola esperienza, dando ai diversi contesti culturali presentati un carattere puramente simbolico.
Non conoscendo il regista l'ho trovata davvero una piacevole sorpresa.
Consigliato a tutti quelli che possono prendersi una serata libera per godersi un film intelligente.
Ben scritto, ben recitato. Regia ottima con tocchi da maestro. E' intensissimo l'impatto con questa Babele che parla diverse lingue ma vive lo stesso dramma corale (perchè il tragico è sempre e solo uguale a sè stesso, pur nella varietà delle sue forme). E il crollo della torre non è scontato. A dire il vero più che un crollo mi è sembrata una rarefazione: il tessuto delle vicende si dismaglia e si allargano buchi di nulla (il deserto, la morte, la cacciata dal Paese d'adozione, il continuare di una vita e forse di una nevrosi).