Si potrebbe definire il film in questione con una sola parola: inquietante. Sì, perché gli effetti che il potere ha sul suo detentore e sui sottoposti sono spaventosi e riescono a colpire profondamente lo spettatore. Parte del merito va sicuramente a G. M. Volonté, autore di una prova magnifica. Di buon livello anche la regia (curata da E. Petri). E se tutto questo non bastasse ci sono anche le musiche di E. Morricone ad impreziosire questa imperdibile pellicola.
Ero più che motivato ad andare a vedere questo film; tant'è vero che alla fine ci sono andato da solo.
E' un film che fa riflettere sugli aspetti spirituali, ma non riempie il cuore; insinua la curiosità, ma poi non la soddisfa; ti fa restare in lentissima attesa di qualcosa che non arriva.
Bello il contrasto con il mondo esterno: una Venezia che vedi solo a tratti, ma sai che è trepidante là fuori, pronta a riaccoglierti o a voltarti le spalle con indifferenza.
Mi aspettavo che il tema della fede fosse sviluppato con più incisività e, magari, con più amore.
Regia stupenda di taglio americano del grande Elio Petri.
Volontè costruisce un personaggio folle e imbarazzante, arrogante quanto affascinante.
Finale kafkiano che fa riflettere sui mali italiani.
Per me resta un capolavoro, non un film ma "IL FILM" del cinema italiano
Questo film è al tempo stesso un capolavoro ed un pugno allo stomaco al potere ed alla sua strumentalizzazione.Volontè grandissimo,e verso la metà del film,inizia a diventare metafisico,una protesi del potere e della sua impunità,denotando una
sicurezza ed un senso di onnipotenza che sfocia nella follia.Indimenticabile.