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Megamind
La Dreamworks Pictures ha ormai abituato il suo pubblico ad avere come protagonisti dei film di animazione dei personaggi molto particolari, pieni di difetti e ben lontani da quelle virtù che caratterizzano "l’eroe" dell’immaginario collettivo. Dopo l’avventura di Shrek, l’orco dal cuore gentile, ecco che arriva Megamind, conquistando le sale cinematografiche americane, subito dopo il famoso "Cattivissimo me" dell’Universal Pictures. Anche qui abbiamo un supercattivo, in fondo pur sempre un buono, che è passato al male a causa dell’ambiente familiare, in cui è cresciuto. Entrambi sono caratterizzati da un’irresistibile simpatia che affascina e conquista i grandi e i piccini attraverso rocambolesche avventure, anche grazie all’ausilio del 3D, ma soprattutto per una grafica davvero eccellente tanto da renderlo un vero gioiello dell’animazione grafica. La pellicola è un mix di elementi diversi che, orchestrati con abilità dal regista Tom McGrath con l’ausilio degli sceneggiatori Alan Schoolcraft e Brent Simons, creano un eccellente connubio fra commedia e dramma. Nonostante le numerose citazioni dal mondo dei fumetti, la pellicola contiene elementi originali e imprevedibili, sorprese e gags basate su un modo di vedere la realtà diverso e alternativo. E’ una storia stravagante, anche se a volte appare in alcuni punti banali, forse troppo vicina alle storie dei fumetti, ma come tutte le "favole" che si rispettino ha anche diversi messaggi, come il rispetto per il prossimo e per il diverso, soprattutto l’invito ad offrire a tutti una "seconda possibilità".
Il piccolo Megamind è un giovane alieno che, accompagnato dal suo pesce Minion, viene mandato sulla Terra perché il suo pianeta sta per essere inghiottito da un buco nero, ma ecco che anche un’altra famiglia di alieni di un pianeta appartenente allo stesso sistema decide di salvare il proprio figlioletto, il giovane Metroman. Mentre la navicella di Metroman finisce nella casa di una perfetta famiglia americana, quella di Megamind arriva in una prigione di massima sicurezza per supercriminali, da cui ovviamente viene adottato. Dopo un inizio che rende omaggio alla celebre saga di "Superman" diretta da Richard Donner nel 1978, lo sguardo della "telecamera" si sposta sulla vita di questi due giovani alieni e sulla loro interminabile competizione. Sono nemici giurati, ma nonostante il super ingegno e il valido aiuto di Minion, Megamind sembra non riuscire in alcun modo a sconfiggere il bellissimo e affascinante Metroman, finché un giorno inaspettatamente il suo oscuro piano non ha successo. Catapultato nel ruolo di supercattivo dominatore della città di Metrocity, Megamind si dedica ad ogni tipo di ruberia o gesto criminale, ma ben presto la "Noia" ha il sopravvento. Ecco quindi che il supercattivo sfoga la sua sofferenza parlando ad un picchio di plastica, che ritmicamente porta il suo becco a toccare il pelo dell’acqua per poi sollevarsi, un moto costante e quasi perpetuo. Come liberarsi di questa noia? Che cosa gli provoca tanta sofferenza? La verità folgora la mente del genio: manca un degno avversario che competa con la sua incredibile intelligenza. Megamind decide di prendere il posto di "Dio" e, manipolando il DNA di Metroman, cerca di creare un nuovo eroe: "Titan". Peccato però che il novello eroe Titan non sembra volerne sapere di salvare il mondo, anzi è suo desiderio dominarlo ed eventualmente distruggerlo. Cosa farà ora Megamind? Il film è ilare grazie ad un ritmo scoppiettante e frizzante, è una pellicola divertente e adatta al pubblico di ogni età.
La frase: "Abbiamo tutto, ma non abbiamo nulla. E’ troppo facile così".
Federica Di Bartolo
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