Le passager - Di passaggio
"Le passager", sempre nell'ambito della 20° settimana della critica, è il film d'esordio di Eric Caravaca, uno dei più promettenti attori del panorama cinematografico francese, vincitore del premio Cézar per giovani attori emergenti nel 1999 con C'est quoi la vie? di François Dupeyron. Come altri film presentati in questa sezione, Le passager ha come oggetto la memoria dell'uomo e la sua possibilità di riconciliarsi con il passato. Inoltre il film parla del passaggio della linea d'ombra che porta dall'adolescenza alla maturità, passaggio delicato che può accadere ad ogni età (il libro di Conrad, Lord Jim, non viene mostrato casualmente in un delle riprese iniziali).

Dopo il suicidio del fratello Richard, Thomas ritrova alcune fotografia e seguendo le loro tracce ritorna a Santes-Marie-de-la-mer, località di mare della Francia meridionale in cui languono ancora i ricordi di una terribile violenza e di una vita non vissuta, segnata dall'abbandono.

Caravaca cerca di costruire un dramma psicologico volto alla riscoperta interiore ed al superamento di traumi irrisolti, ma le diverse vicende non riescono ad integrarsi tra di loro, e questo non riesce a conferire alla narrazione la chiarezza auspicabile. Il regista si lascia andare ad atmosfere che evocano una provincia avvolta in una decadente sonnolenza sospesa nel tempo, che sembra richiamare impressioni del cinema di David Lynch, con le sue dive da squallido night club. Si tratta di un panorama fatto di magazzini industriali in disuso, e di strade permanentemente deserte, dove la disperazione cerca di trovare sollievo nell'ossessiva ripetizione di "It's now or never" di Elvis Presley. Ma questi riferimenti fin troppo scoperti al regista di Velluto Blu non bastano a dare il tono ad un film che non ha il coraggio di mostrare i lati più bui ed inquietanti dell'animo umano, e che quindi non riesce a spiegare in maniera convincente la caduta del fratello di Thomas. Forse in questo modo cerca di avvolgere la vicenda del suicidio in un supposto mistero umano impossibile da esplorare, ma dal trattamento che ne viene fatto si riesce solo ad avere un idea di confusione e di perplessità.

Caravaca tuttavia sembra di essere dotato di un certo talento registico che forse dovrebbe essere indirizzato verso una sceneggiatura più curata e precisa, specialmente se l'oggetto dei suoi racconti è qualcosa di affascinante e sfuggente come i demoni ed il veleno insidioso che sanno distillare lentamente nel cuore degli uomini.

La frase: "L'assenza di talento per la vita ci rende più fratelli che mai".

Mauro Corso

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