La vita che vorrei
Sandra Ceccarelli come Margherita Gautier. O se preferite come Violetta, la tragica eroina de "La Traviata" verdiana. Perché è così che Giuseppe Piccioni la vede, nel suo ultimo lungometraggio "La vita che vorrei", diretto con un insolito gusto per il melodramma accompagnato da una vera passione da cineasta.
La Ceccarelli interpreta Eleonora, una donna dell'800 di facili costumi ma dall'animo onesto, che si innamora di Federico (Luigi Lo Cascio), un uomo che per rango e posizione non può appartenerle. Pertanto, dopo pochi giorni di felicità, la donna rinuncia all'amante e finisce i suoi giorni sola, in un letto, consumata dalla tubercolosi.
È strano pensare alla Ceccarelli in un ruolo tanto classico, quanto lontano da quelli "minimalisti" interpretati fino ad oggi, ma fortunatamente questo non è che uno dei due piani intrecciati nella narrazione del film, perché sia la Ceccarelli che Lo Cascio in realtà, sono a loro volta due attori, Stefano e Laura, impegnati a girare un film in costume. Metacinema a tutti gli effetti dunque, con un film nel film, attori due volte attori e noi doppiamente spettatori, chiamati in causa in un gioco alternato di ambiguità e risonanze. La frequentazione tra i due protagonisti, nata per motivi di lavoro, li porta prima ad una reciproca attrazione, passa per l'innamoramento, la crisi e l'inevitabile rottura, ma si sviluppa su un piano sempre in bilico tra realtà e finzione: anzi, la seconda sembra interferire sempre di più con la prima, al punto che siamo in dubbio se preferire una versione o l'altra della storia. Una cosa è certa: questo film non è solo l'esplorazione di un rapporto di coppia, il percorso verso l'educazione sentimentale dei due protagonisti, ma un atto d'amore del regista verso il mondo del cinema e la vita che gli ruota intorno: dai provini al set, dalle cene con i produttori alle anteprime dei film, ai rapporti degli attori con gli agenti, i produttori, le maestranze, il regista stesso. Piccioni ci accompagna per mano attraverso questo mondo finto, di cui spesso si conosce solo la superficie, e teorizza la possibilità che esso dialoghi con quello reale, quotidiano, soprattutto quando in gioco ci sono 2 attori tanto bravi, quanto umanamente deboli. Molto ben raccontata l'iniziale diffidenza tra i due e lo scontro tra la personalità fredda e calcolatrice di lui, attore affermato, e quella più languida e sentimentale di lei, attrice alle prime armi.
Lo Cascio e la Ceccarelli, tornano insieme sullo schermo dopo "Luce dei miei occhi" dello stesso Piccioni (2001) e "Il più bel giorno della mia vita" di Cristina Comencini (2002): una coppia decisamente affiatata, per un film fatto di pause, ripensamenti, sospensioni ed emozioni inespresse, che piacerà un po' più alle donne e un po' meno agli uomini.
Francesca Onorati
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