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Il sospetto











Lavorare con i bambini oggigiorno è un problema. I tanti casi di pedofilia di cui finalmente si viene a sapere grazie ad una sensibilità generale più attenta ai rischi derivanti da alcune perversioni dell’uomo ha creato come controindicazione una fobia generale che spesso fa passare per inappropriati atteggiamenti assolutamente normali. Basta che si tenga una mano o si dia un abbraccio ad un bambino ed ecco che l’idea che qualcuno possa equivocare il tutto come un qualcosa che nasconde dell’altro è dietro l’angolo. Il caso di Rignano Flaminio, a cui "Il sospetto" non è ufficialmente ispirato, ma che sembra la fonte principale questo film, ne è un caso più che mai emblematico.

"Il sospetto" del resto è un film costruito proprio su questo tipo di equivoci. Un maestro d’asilo si trova accusato di pedofilia per errore. La cittadina è piccola e la comunità reagisce al presunto "cattivo" come peggio può, rovinandogli la vita in ogni maniera possibile, lasciando che il semplice sospetto del titolo basti ed avanzi per condannare definitivamente e senza appello l‘imputato.

Il regista danese Thomas Vinterberg, uno dei fondatori del Dogma 95, realizza un film a prima vista ricattatorio verso lo spettatore, ma allo stesso tempo quasi perfetto nel riuscire a trasmettere il senso generale di isteria sui rapporti tra adulti e bambini che permea la nostra epoca. E’ facile immedesimarsi subito con il protagonista, persona esemplare che ne subisce di tutti i colori. Dopo pochi minuti di pellicola inizia idealmente il conto alla rovescia: quando verrà ristabilita la verità? Il tipo di costruzione narrativa scelto è piuttosto convenzionale, così facendo ci si mette poco a conquistare il pubblico, eppure Vinterberg riesce a nobilitare il tutto riuscendo a creare quel pizzico di ambiguità (è davvero innocente?) che solo un grande regista riuscirebbe a trasmettere senza falsificare scene o dialoghi. Sappiamo che il protagonista non ha commesso nulla, eppure il sospetto degli altri è così insistito che viene il dubbio anche a noi che qualcosa sia successo davvero. La vera ciliegina sulla torta però è la scena finale, quella battuta di caccia che dà un senso ancora più ampio e profondo al significato del film. Per questa pellicola Mads Mikkelsen ha vinto il premio per la migliore interpretazione a Cannes 2012. Un riconoscimento meritatissimo.

La frase:
"Qui sta succedendo qualcosa di strano".

a cura di Andrea D’Addio

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