Cose di questo mondo
"Cose di questo mondo" è un film bellissimo.
Scusate questo incipit energico e perentorio ma quando ci capita di assistere ad opere come il film di Michael Winterbottom, è doveroso segnalarne incisivamente il valore e la bellezza.
"Cose di questo mondo" racconta l'odissea di due profughi afgani che partiti dal campo di Peshawar in Pakistan cercano di raggiungere Londra, l'occidente ricco di lustrini e di opportunità.
È la storia di un viaggio attraverso luoghi dove la povertà è una compagna quotidiana, dove la ricchezza del Paese si misura anche dalla qualità del pallone con il quale i ragazzini dei luoghi giocano, comunque festanti.
Michael Winterbottom, che con questo film ha vinto l'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2003, racconta la storia con gli stilemi tipici del documentario. Le riprese sono state fatte con una piccola videocamera digitale, senza luce artificiale, per "cercare di essere meno invadenti possibile", come afferma lo stesso regista inglese. La cosa incredibile è che nonostante la scelta documentaristica, la perizia, ma evidentemente anche la passione, di Winterbottom riescono a creare scene di altissima qualità stilistica e di notevole emozione. Fra tutte, la sequenza dell'attraversamento notturno delle montagne fra il confine tra Iran e Turchia, nel mezzo di una bufera di neve, rimane una delle più appassionanti e, allo stesso tempo, raggelanti di tutto il film. Come sconvolgente e agghiacciante è ascoltare le urla dei profughi chiusi in un camion da oltre quaranta ore durante il trasporto marittimo da Istanbul a Trieste. Anche per la scelta di girare il film in sequenza (il materiale girato è stato montato con la stessa cronologia delle riprese), l'opera risulta contraddistinta da una notevole coerenza e verosimiglianza che contribuisce ad aumentare l'osmosi tra pubblico e personaggi. Gli attori recitano in lingua ed il film, giustamente, non è doppiato. Stratagemma che maggiormente fa apprezzare il senso di estraneità dei due profughi e che, confessiamo, ci fa vergognare quando, nella parte girata a Trieste, sentiamo i locali mercanti di uomini parlare in italiano. Ma il film, a mio parere, è anche questo: un film no global, mi si passi l'abusata espressione. "Cose di questo mondo" ci mostra le contraddizioni del sistema economico mondiale quando, su strade sterrate e dissestate, una colonna di camioncini della Toyota trasportano uomini come fossero bestie, quando un walkman ti salva la vita, quando il contenuto di un portafoglio di una qualsiasi donna occidentale può realizzare il sogno di libertà di un ragazzo.
La speranza è cercare tra qualche decennio questo film in qualche manuale di cinema e trovarlo poi catalogato tra le opere di fantascienza.

Daniele Sesti

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