Il quinto impero - Ieri come oggi
L'unica concreta speranza è che Manoel de Oliveira, ora che ha ricevuto il Leone d'Oro alla carriera, ci liberi dalla sua presenza al Lido. Se il lungometraggio dell'anno scorso, Un film parlato, era si noioso, ma comunque accettabile, questo O quinto imperio è imbarazzante oltre che irritante.
Non so forse ad una certa età bisognerebbe misurarsi meglio con la propria coscienza prima di presentare un pezzo teatrale, perché di questo si tratta, spacciandolo per un film, è un inganno verso lo spettatore. A sua difesa si può dire che vedere un lavoro del genere in lingua originale con i sottotitoli non aiuta. Dialoghi fittissime che devono essere seguiti costantemente per capirne i contenuti, impediscono di apprezzare i bei costumi e le scenografie suggestive (anche perché è stato girato nelle più suggestive località portoghesi.
Ma questo è tutto perché la regia statica ed il taglio inesistente sono un ulteriore fardello alla narrazione di quella che è divenuta una sorta di leggenda.

Tratto dal dramma di Jose Regio, "El Rei Sebastiao", il film di Oliveira ripercorre il regno del re Sebastiao, una sorta di personaggio mitico che voleva rinverdire i fasti dei suo predecessori portando gloria al Portogallo. In seguito alla sconfitta nella battaglia di Alcacer-Quibir (1578), nota anche come la Battaglia dei Tre Re, in cui lo stesso Sebastiao cadde, il corpo del sovrano non fu mai ritrovato e nacque così la leggenda di un suo probabile trionfale ritorno che avrebbe spazzato via il "male" e riportato lustro alla nazione.

Stabilito che questo era ciò che voleva portare sullo schermo De Oliveira, resta solo da capirne i motivi. Da una sua dichiarazione emerge che il mondo odierno è una sorta di nuovo medio evo dove il terrore domina e gli innocenti pagano per atti scellerati. Il sottotitolo Ieri come oggi tende infatti a ribadire il concetto. Ora, che si attenda un nuovo salvatore o meno o cerchiamo di non punire ulteriormente gli spettatori costringendoli a questa punizione medioevale, appunto.

Curiosità: in alcune inquadrature si notano personaggi con la "doppia ombra" illuminati da ambo le parti artificialmente, un errore abbastanza marchiano.

Valerio Salvi

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