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Il pranzo della domenica
La cosa cui tiene di più Franca (Giovanna Ralli / "Ceravamo tanto amati"), una vedova della borghesia romana, è il benessere delle tre figlie: Barbara (Barbara De Rossi / "Maniaci sentimentali"), sposata con Maurizio (Maurizio Mattioli / "Tifosi"), depressa perché non riesce ad avere un figlio; Sofia (Elena Sofia Ricci / "Come si fa un martini"), moglie di Nicola (Rocco Papaleo / "Il trasformista"), licenziato continuamente per i suoi ideali politici e Susanna (Galatea Ranzi / "Un viaggio chiamato amore") alle prese con un marito libertino (Massimo Ghini / "Un te con Mussolini"). Una domenica, durante il classico pranzo in cui intervengono tutti i componenti della famiglia, Franca prende una storta alla caviglia e viene portata all'ospedale. L'incidente sarà l'occasione per ricostruire il rapporto fra le tre figlie, sbiadito con l'andar del tempo. La forza narrativa di Vanzina è l'onestà, la genuinità con la quale racconta le proprie storie. Il suo obiettivo è stato sempre raggiungere le masse in maniera diretta (obiettivo che si era prefissato anche Truffaut raccontando le storie d'amore maneggiando lo stile sostenuto del thriller, riferendosi a Hitchcock, Fùller e tanti altri) usando la commedia all'italiana, attingendo a cineasti come Steno (suo padre), Monicelli, Comencini, Sordi, persone a lui care. Questo stile, sembra strano, è il più complicato da imparare, è difficile arrivare agli spettatori senza passare attraverso il filtro del cerebrale, sconfinando, molte volte, nell'autocelebrativo. Approdo che la maggior parte dei nuovi registi italiani non tentano neanche di afferrare, uomini di cinema che, quando si sporgono alla finestra, non riescono a guardare oltre il loro quartiere. Nel film di Vanzina (coadiuvato alla sceneggiatura dal sempre presente fratello Enrico) la famiglia, in questo caso, non è più quella cinica di "Vacanze di Natale", ma una più malleabile, affettuosa, con la voglia, comunque, di ritrovarsi la domenica a pranzo. Il ruolo più incisivo è dedicato a Rocco Papaleo che, ricordando Alberto Sordi in "Una Vita Difficile", riesce, ironicamente, a creare un personaggio ancorato a vecchi principi "rossi" ed a cui la società Berlusconiana sta un pò stretta. Barbara De Rossi, Elena Sofia Ricci, Galatea Ranzi, Giovanna Ralli sono le donne del film, tutte naturali nei loro ruoli pieni di conflitti, malinconie e depressioni. Osannando in questa maniera la pellicola sia beninteso, non sto annunciando un capolavoro (e forse Vanzina non ha di queste pretese), qualche elemento del "suo" cinema è ben leggibile, le classiche battute ad effetto per troncare una situazione troppo "lacrimevole", e una delle scivolate della Ralli nella seconda parte del film ricorda un Boldi che, inseguendo Er Cipolla per Cortina, sbanda sul ghiaccio e cade in terra in "Vacanze di Natale 2000". Ma questo invece di far perdere punti al film sembra che abbia l'effetto contrario (se un Quentin Tarantino mostra un vecchio film di serie B con Helmut Berger in "Jackie Brown" perché Carlo Vanzina non dovrebbe attingere al suo stesso passato), come se la "vecchia anima" del regista stia ancora lì, da qualche parte, a contaminarlo in qualche modo. Insomma il cinema di Vanzina va preservato, e sfido tutti a riconoscere che se, in una sera noiosa, dopo cena, in televisione trasmettessero "Sapore di Mare" o "Eccezziunale Veramente" non vi soffermereste, esitando sul telecomando, per essere partecipi ad un paio d'ore di divertimento e non solo perché sull'altro canale ci sono solo bollettini di guerra.
Marco Massaccesi
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