Il fuggiasco
Tratto da una storia di malagiustizia realmente accaduta, "Il fuggiasco" è sicuramente più un film su un esilio esteriore e interiore che un film inchiesta.
La storia inizia a Padova nel 1976, dove Massimo Carlotto (il vero nome della persona coinvolta nel fatto reale) militante di Lotta Continua, si trova a dover testimoniare su un omicidio. Per la sua militanza in un gruppo extraparlamentare (documentato da foto di manifestazioni in cui era presente), Carlotto viene accusato ingiustamente del delitto e sbattuto in galera. Da quel momento la sua vita diventa una continua fuga da un sistema che dire marcio è poco.
Un pò rifugiato politico, un pò colpevole per non aver commesso il fatto, il personaggio principale di questa storia, che durerà diciotto anni, intraprende un percorso che lo porterà a diventare qualcos'altro da lui stesso. Il suo è come un esilio forzato da Massimo Carlotto con la voglia fortissima di rivendicare l'essere Massimo Carlotto.
Ideato e sceneggiato insieme alla stessa vittima di questo fatto (che oggi è un affermato scrittore di romanzi noir), il film di Andrea Manni riesce nell'intento di analizzare più l'estraneità del personaggio dal mondo (qualsiasi mondo) che il processo stesso, il quale è ricordato nelle sue fasi soltanto da poche inquadrature lapidarie.
Il personaggio (interpretato dal bravo Daniele Liotti) è alla continua ricerca di un'identità che purtroppo non deve uscire fuori. Bisogna dire che la tensione di sentirsi imprigionati in un corpo che non appartiene, è narrata bene durante il film. Carlotto è costretto a nascondersi e reinventarsi ogni volta. Nel percorso clandestino incontra degli amici costretti come lui a fuggire e si lega a questi. Ma è tutto così labile. Per quanto gli affetti siano forti e sinceri, non è possibile che durino. Massimo dovrà lasciarsi dietro ogni volta le persone che ha incontrato nel suo viaggio, rimanendovi legato idealmente ma con l'impossibilità di una quotidianità perlomeno "normale".
Manni è stato bravo anche nell'affrontare il tema del pregiudizio politico che nel film è lasciato in sottofondo, anche se noi percepiamo chiaramente il senso di un'ingiustizia legata ad una costruzione evidentemente politica. Se svolto in maniera diversa il racconto avrebbe potuto assumere il senso di un'invettiva contro il sistema o nel peggiore dei casi un film inchiesta come se ne vedono tanti, invece è uscito fuori il dramma di un uomo che si lega al dramma di tanti altri che solo per un'idea dovranno per sempre fuggire dal mondo. Ingiustamente.

Renato Massaccesi

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