Idiocracy
"All'inizio del XXI secolo l'evoluzione umana era giunta a una svolta: la selezione naturale, il processo secondo il quale il più forte, il più intelligente e il più veloce si riproduce in misura maggiore rispetto agli altri, il processo che una volta aveva favorito gli aspetti più nobili dell'uomo, aveva cominciato a favorire caratteristiche diverse...".
Nell'assistere alla sequenza di apertura del nuovo film di Mike Judge ("Beavis & Butt-Head alla conquista dell'America"), la primissima impressione è quella di trovarsi dinanzi ad un prodotto fantascientifico d'ambientazione futuristica. E, effettivamente, la traccia di partenza è quella di una storia di fantascienza, ma, a partire dai titoli di testa, s'intuisce facilmente che la seriosità appartenga a tutt'altro territorio, tanto più che ad accompagnarci è una voce narrante dai toni vagamente fantozziani.
Troviamo infatti Luke Wilson ("I Tenenbaum") nei panni dell'archivista dell'esercito Joe Bauers, scelto per un esperimento d'ibernazione della durata di un anno, ma che, a causa di un imprevisto, si risveglia molto tempo dopo per scoprire che il livello di stupidità nei diversi individui che compongono la società è notevolmente aumentato.
Quindi, a differenza di "Ritorno al futuro parte 2" (1989) di Robert Zemeckis e di una marea di lungometraggi incentrati sul viaggio nel tempo, "Idiocracy", tra scenari ultramoderni ed invenzioni dovute ad una tecnologia sempre più avanzata, lascia subito intendere in che modo il progresso delle macchine contribuisca negativamente a far abbassare il quoziente intellettivo di esseri umani sempre più agiati ed adagiati.
Un godibilissimo insieme di fotogrammi in movimento che viene una gran voglia di associare all'incontro tra le fanta-bizzarrìe di Terry Gilliam ed i tanti scemi e più scemi partoriti dai Farrelly Bros e dai loro emuli, ma che, tra una risata e l'altra, non nasconde neppure una tanto feroce quanto intelligente satira volta a non risparmiare niente e nessuno.
L'analfabetismo è soltanto il primo degli aspetti ad essere denunciato in maniera ironica, probabilmente perché elemento da cui principalmente deriverebbero l'eccesso di teledipendenza, un'alimentazione sempre meno naturale, l'uso smodato di parolacce nel lessico comune ed una qualità sempre più scadente alla base di spettacoli televisivi e cinematografici.
E, ovviamente, non mancano frecciatine indirizzate all'universo politico, mentre ci accorgiamo in maniera sconcertante che, una volta terminata la visione (soltanto dopo i titoli di coda, attenzione), l'impressione generale è quella di aver appena assistito al tutt'altro che appagante resoconto delle idiozie che affollano il presente.

La frase: "E' strano essere più intelligente degli altri, non ci sono abituato".

Francesco Lomuscio

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