Floating Landscape
Il film di Carol Lai Miu Set si svolge alla ricerca di un sogno. Maan (Karena Lam), deve trovare un luogo raffigurato sull'ultimo dipinto creato dal suo amore Sam (Ekin Cheng), morto da poco tempo per una malattia incurabile. Il recarsi in luoghi dove il suo ragazzo ha vissuto, risveglia in Maan quasi una sorta di catarsi autodistruttiva. In questo paese conosce uno strampalato postino (Liu Ye), che si propone per aiutarla a trovare quel posto, ma ovviamente se ne innamora.
Il tragitto intrapreso dalla ragazza la pone davanti a delle immagini che non ha mai vissuto ed eppure ha fisse nella mente per le descrizioni fatte dal suo ragazzo (Maan sta trascrivendo il diario di Sam). "Floating landscape" si inserisce pienamente in quel filone del cinema cinese d'autore (anche se Carol Lai Miu Set è di Hong Kong), con le sue atmosfere pacate, i tempi dilatati e i respiri di tradizioni profonde. Ma nello stesso tempo se ne distacca.
Mi sembra di aver notato una forte somiglianza con "La finestra di fronte" del nostro Ozpetek. L'inquadratura che chiude il film è quasi speculare a quella del film italiano (c'è anche la canzone completamente estranea al contesto!). Come in questa pellicola, anche lì si proponeva la ricerca di una memoria che non si conosce, il ritornare alla vita cambiando la testa, la scoperta di un luogo fisico dell'anima. E come nel film interpretato dalla Mezzogiorno si rischia una leziosità esagerata. E poi che c'entra la storia dell'amica di Maan che, ogni volta che si vede, è perseguitata da un pazzo? (io pensavo fosse il fratello e invece è il suo innamorato. Anzi: la macchietta di un innamorato). Forse c'entra perché anche questo come "La finestra di fronte" è un film dalla parte delle donne, ma anche qui, come lì, il personaggio più reale è un uomo: il postino (nel film di Ozpetek era Filippo, il marito). Il fatto è che all'inizio del film Maan sembra decisamente "terrena" (tenta anche il suicidio più volte), poi si adagia nel suo dolore enfatizzandolo e rendendolo una cosa totalmente astratta.
Non voglio dire che il film sia brutto (ha perlomeno una buona regia). Però, tenendo conto delle diverse sensibilità, voi ve lo immaginate un melodrammone così, con tutti gli elementi del genere, realizzato da un americano? I critici avrebbero sradicato le sedie del cinema. Qui invece ci sono stati tre minuti di standing ovation.
E poi uno dice le ingiustizie della vita.
Renato Massaccesi
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