Faccio un salto all'Avana
Fedele è un uomo impacciato, sottomesso e un po' frustrato che vive all'ombra del fratello maggiore Vittorio, esuberante e un po' gaglioffo, deceduto anni prima. All'improvviso, Fedele viene a sapere che Vittorio ha simulato la propria morte e si è trasferito a Cuba. A quel punto, parte alla ricerca del fratello perduto facendo, per l'appunto, "un salto all'Avana”.

La commedia di Dario Baldi è molto classica nelle situazioni, nell'intreccio e nei personaggi. Il film non ha precisi riferimenti alla realtà del paese e persino la battuta per cui "che sta succedendo in Italia che scappano tutti?" si potrebbe adattare a un momento qualunque della nostra storia. Il duo Brignano/Pannofino è la classica strana coppia, divisa tra un uomo trattenuto e un po' timido e uno fin troppo esuberante. Si potrebbe dire che la scelta di questi due interpreti sia la parte più interessante del film. L'unico problema è che questa carta così vincente non viene giocata fino in fondo. Il punto di vista è sempre quello di Fedele (Brignano) e per gran parte del film i due parenti non si incontrano. In questo modo il conflitto resta sotto la cenere e non riesce ad esplodere in maniera compiuta. Questo è davvero un peccato perché il contrasto tra Brignano e Pannofino è davvero molto forte e avrebbe potuto avere una resa sullo schermo a dir poco pirotecnica. Viene invece privilegiata la storia d'amore tra Fedele e Alma (Aurora Cossio). Vittorio è relegato nella figura pur importante di motore della trama: è attorno a lui che si svolgono gli eventi ed è lui il "magnete" che attira personaggi principali e secondari.

A fare da sfondo è naturalmente Cuba, in cui almeno si evita di cadere nel cliché della cartolina, pur tenendo presente gli aspetti più allegri e spensierati. Del resto, mostrare le parti più degradate o problematiche della città, avrebbe aggiunto un elemento di troppo, che non avrebbe giovato all'andamento del film. Il risultato è una commedia senza particolari pretese ma senza enormi difetti, che scorre facile senza cadere nei soliti sentimentalismi all'italiana.
Forse c'è una sequenza sull'infanzia dei protagonisti davvero di troppo e si spinge in maniera eccessiva sulla romanità del protagonista, ma con Brignano questo era davvero inevitabile.

La frase: "Lontano da qui...? E' troppo lontano!".

Mauro Corso

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