Lo spettro della crisi in dvd con Sex cowboys e Napolitaners

Con una sequenza ai limiti dell’hard, si comincia immediatamente da una coppia che sta facendo sesso.
Perché con i volti e, soprattutto, i corpi di Francesco Maccarinelli e Nataly Beck’s, è proprio la coppia formata da Marla e Simone a trovarsi al centro di “Sex cowboys”, lungometraggio d’esordio di Adriano Giotti aggiudicatosi il RIFF Awards come miglior film nel 2016, ma fugacemente visto nelle sale cinematografiche soltanto nel Gennaio di due anni più tardi.
I Marla e Simone che, molto innamorati ma anche molto poveri, si trovano ogni mese dinanzi a grosse difficoltà per poter pagare l’affitto; fino a decidere di vendere su internet i propri atti tra le coperte.
Infatti, potremmo quasi parlare di una versione tutt’altro che volta all’ironia e realizzata con budget ridotto all’osso di “Che vuoi che sia” di Edoardo Leo; man mano che vediamo i due impegnati in momenti di accoppiamento decisamente audaci, perfino in pieno giorno sul terrazzo.

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Ed è una colonna sonora punkeggiante ad accentuare l’estetica selvaggia di un’operazione che, con lo spettro della crisi a fare da sfondo, esalta il realismo generale attraverso l’abbondanza di riprese eseguite per lo più a mano attraverso smartphone, webcam e camera GoPro.
Un’operazione che, corredata di trailer, cinque minuti di focus su determinate scene, quasi quattro di interviste agli attori, ai produttori e al regista e tre in cui prende la parola quest’ultimo nella sezione extra, viene resa disponibile su supporto dvd da CG Entertainment (www.cgentertainment.it).
La stessa CG che lancia su disco digitale “Napolitaners”, docufilm che segna il debutto dietro la macchina da presa per il conduttore radiofonico, antante e blogger Gianluca Vitiello.
Docufilm atto ad effettuare un viaggio in mezzo ai napoletani che, per un motivo o per un altro, sono stati costretti ad abbandonare la loro città al fine di costruire altrove la propria esistenza.
Napoletani spazianti da chi fa ora l’architetto a Tokyo a chi svolge la professione di conduttore televisivo o di cantante nella stessa metropoli giapponese; fino a chi è stilista a Berlino e chi è andato a fare il pizzaiolo o il parrucchiere a New York.
Senza contare chi si è riciclato fin dal 1989 promoter ad Ibiza e chi, invece, senza oltrepassare i confini dell’Italia ha trovato a Milano il proprio spazio come musicista.
Fughe che gli interpellati associano a diverse motivazioni, dalle scelte dettate dall’istinto di libertà alla lamentela per le troppe ore di lavoro che si dovevano affrontare nel capoluogo campano.
Ma si accenna anche all’impossibilità di progettarsi lì un futuro, al disprezzo nei confronti della camorra e di determinati politici e al fatto che per capire bene Napoli è necessario abbandonarla.
Sebbene, tra pregiudizi e luoghi comuni, amore per la squadra di calcio omonima e per il cibo locale, Napoli, per chi vi è nato, rimane sempre Napoli.
La Napoli che non sembra offrire motivi per non tornarvi, tanto che coloro che l’hanno lasciata cercano di non pensarvi nel momento in cui comincia farsi viva la nostalgia.
Coloro che non mancano neppure di osservare come i napoletani campino spesso alla giornata a causa della paura di morire che gli è stata trasmessa negli anni dal Vesuvio.
Nel corso di oltre un’ora e dieci di visione che, accompagnata da dodici minuti di intervista a Vitiello quale contenuto speciale, fa di “Napolitaners” è il giusto spettacolo in fotogrammi da visionare in una serata casalinga prima o dopo, magari, “Sex cowboys”.