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All Is Lost - Tutto è perduto











“All Is Lost - Tutto è perduto” è il drammatico titolo della nuova fatica di J.C. Chandor, candidato all’Oscar nel 2012 con “Margin Call”. Un titolo che racchiude tutta l’angoscia che si respira nella pellicola, che vede in scena per oltre cento minuti un solo protagonista, un Robert Redford estremamente convincente e intenso nei panni di un uomo in lotta per la propria vita contro gli elementi e il destino. Non si pensi però a un film d’azione; “All Is Lost - Tutto è perduto”, infatti, è pensato come a un thriller ambientato nell’oceano, concentrato molto più sulla lotta interna che il protagonista compie per non arrendersi, a quello che sembra essere un destino già scritto, e su come attinge alle sue risorse per non soccombere alle tempeste e al fato, piuttosto che alla vera e propria lotta agli elementi.
Redford interpreta un uomo di cui non si conosce il nome, la storia o anche solo per quale motivo stia navigando in solitaria nel bel mezzo dell’Oceano Indiano. Tutto ciò che lo riguarda è lasciato alla fantasia dello spettatore e a quello che si intuisce durante lo scorrere della storia. All’inizio della pellicola la sua barca a vela, la Virginia Jean, è coinvolta in un incidente alquanto singolare visto il luogo in cui avviene; è, infatti, speronata da un container galleggiante in mezzo all’oceano, che apre uno squarcio sullo scafo della barca. Questo è solo il principio di una serie di disavventure cui il nostro eroe risponde con calma e lucidità, affidandosi alle sue conoscenze e al suo intelletto per affrontare la situazione che si fa via via sempre più drammatica.
A farla da padrone in questa pellicola è il silenzio, rotto principalmente dalla furia degli elementi che con i suoi suoni copre la quasi totale assenza di dialoghi, se si eccettuano poche parole che il nostro eroe affida a una lettera che rinchiude in un barattolo di vetro, le sue richieste d’aiuto (sporadiche per la verità) e a una parolaccia urlata al cielo, in cui sentiamo tutta la sua disperazione e frustrazione. Un silenzio a volte confortante, a volte inquietante che ci accompagna fino alla fine.
“All Is Lost - Tutto è perduto”, sceneggiato dallo stesso Chandor, è una pellicola ben strutturata e rigorosa, ma che a volte risente di momenti estremamente lenti in cui tutto è sulle spalle di Redford, che comunque nella maggioranza dei casi assolve egregiamente il suo dovere riuscendo a tenere desto l’interesse dello spettatore, anche quando non siamo di fronte alle scene più movimentate del film, ma a semplici attività quotidiane del protagonista, su cui il regista indugia con la telecamera, quasi a voler contrapporre la quiete con cui le svolge ai momenti più tesi della storia. Bellissime e intense le riprese sottacqua e della vita marina, effettuate da una troupe di cameramen che si è immersa a più di 20 metri per catturare le immagini dei pesci. Degna di nota anche la fotografia, affidata non a uno ma a due direttori: Frank G. DeMarco e il fotografo subacqueo Peter Zuccarini.
In sintesi, “All Is Lost - Tutto è perduto” è un film interessante, non sempre facile da seguire, che offre tanti spunti di riflessione e ci mostra come un uomo possa affrontare le avversità in una situazione estremamente difficile, di come possa trovare in se stesso quella forza necessaria a non arrendersi a un destino che sembra essere già scritto.

La frase:
"So che significa poco a questo punto, ma mi dispiace".

a cura di Redazione FilmUP.com

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