Wanted - Scegli il tuo destino
Ideata nel 2003 da uno dei più controcorrente (violenza e difficile demarcazione tra bene e male sono le sue note stilistiche) autore di fumetti contemporaneo, lo scozzese Mark Millar, "Wanted" è prima di tutto una graphic novel. Per la sua trasposizione sul grande schermo la Universal ha chiamato dalla Russia il regista Timur Bekmambetov, fattosi notare con i primi due episodi della trilogia fantasy, ancora da completare, di "I guardiani…" ("della notte", "della luce", "del crepuscolo"). In patria fu un successo straordinario, primo esempio di blockbuster di puro intrattenimento ricalcato sulle grandi produzioni hollywoodiane, seppur con delle proprie caratteristiche specifiche.
L’unione artistica tra due menti così fuori dal comune (da una parte l’autorialità di Mark Millar, dall’altra lo stile di Timur Bekmambetov), fanno di "Wanted" una pellicola interessante sotto più punti di vista e, al contempo (ed è ciò che più interessa lo spettatore pagante), godibile. Rispetto alla graphic novel, non tutta la sovrastruttura narrativa è presa in considerazione, ci si concentra sulla vicenda del protagonista lasciando da parte l’idea di un mondo governato da decenni da un gruppo di supercriminali che hanno fatto il lavaggio del cervello a tutta la popolazione. Dagli sceneggiatori Michael Brandt e Derek Haas viene però aggiunto uno dei concetti cardine della storia: i protagonisti sono dei veri e propri sicari che uccidono non per punire, ma per prevenire. Ad indicare i nomi dei futuri criminali è la Terra stessa attraverso dei messaggi criptati, che solo alcune persone sono in grado di decodificare: se gli obiettivi non verranno uccisi, ma lasciati in vita, questi faranno del male, uccideranno persone. Se ne assassina uno per salvarne dieci, cento, mille, ma non c’è controprova, bisogna fidarsi della Terra.
A voler forzare un pò i concetti e volerli leggere in chiave attuale, ecco che in questa fede cieca nel giustiziare in anticipo quelli che fino a quel momento sono solo dei potenziali cattivi (della serie "chi picchia prima, picchia due volte"), si può vedere l’idea di quella "guerra preventiva" sempre più citata come strategia di difesa statunitense. Il soldato deve avere fiducia in quelli che sono gli ordini senza farsi troppe domande. Seppur in "Wanted" non ci siano paralleli espliciti con la realtà quotidiana, il pensiero che si stia parlando per analogia emerge lo stesso. L’approccio che si ha con lo spettatore è di sprone, di stimolo a non essere balia degli eventi e delle persone, ma di assurgere ad un ruolo attivo che in questo caso significa: "combattere" e punire. Certo, il rischio che qualcuno manipoli le informazioni (o i dossier) su chi e dove siano i veri cattivi c’è sempre, ma l’idea che debba essere qualcuno dall’alto (e non noi) a dirci chi colpire permane.
Di suo Bekmambetov ci ha messo una continua ricerca di ritmo e adrenalina. Ogni sua scena è un concentrato di espedienti e immagini prese da videoclip e altri recenti film d’azione. Il suo è un piccolo "manifesto pop" poco originale nel particolare, ma comunque accattivante nell’insieme. L’utilizzo del sonoro, degli effetti speciali, nonché la stessa partecipazione della Jolie (che, nella prima sequenza in cui appare, buca letteralmente lo schermo puntando molto sull’effetto riconoscibilità di un volto ormai vera e propria icona del terzo millennio), rendono Wanted più americano di tanti altri prodotti analoghi per soggetto e pubblico di riferimento, vero sintomo di una globalizzazione sempre più accelerata e che ormai si sta spostando anche sull’ambito cinematografico. Chi mai avrebbe pensato, anche solo dieci anni fa, che un russo avrebbe realizzato un film del genere?

La frase:
- "Vuoi che scappi?"
- "No, voglio che tu viva".

Andrea D’Addio

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