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Troy
La febbre del revisionismo storico ha colpito anche la Settima Arte made in USA.
Una rapida lettura dell'Iliade ed ecco che Wolfgang Petersen e lo sceneggiatore David Benioff - conosciuto per il suo bellissimo romanzo e successivo adattamento cinematografico de "La 25ma ora" - allestiscono un fantasmagorico spettacolo per il grande schermo, che però ha ben poco in comune con l'opera dell'antico scrittore (che per altro sembra non sia mai esistito).
Assoldati tra i protagonisti delle Terre di Mezzo o tra le pagine dei fumetti, gli attori partono alla conquista di uno degli eventi storici più affascinanti.
Ma come abbiamo già accennato le leggi dello spettacolo raramente combaciano con la veridicità dei fatti e così la guerra decennale per la conquista della ricca città dell'Asia Minore, intrapresa a causa del rapimento di Elena, si trasforma in un breve conflitto costruito su qualche pur cruenta battaglia in cui per la maggior parte i troiani hanno la meglio.
Protagonista indiscusso della vicenda è il bel tenebroso Brad Pitt che assicura al suo Achille nobiltà e forza, tralasciando quelle note fastidiose e ben poco spettacolari di ragazzo capriccioso, crudelissimo e persino necrofilo, come lo vuole il mito.
La Troia di Petersen è retta da Priamo, al cui fianco però mancano alcuni dei personaggi memorabili di quell'epica, la moglie Ecuba e più celebre delle figlie, Cassandra. Per tacere di Enea, che oltre ad essere tra i più arditi combattenti troiani della guerra eguagliando persino Ettore, fu anche marito di una delle figlie dei coniugi reali (che insieme ne generarono 19), Creusa. Petersen lo riduce ad una comparsa, trasformandolo in un anonimo giovanetto in fuga, al quale (e a questo punto senza alcun motivo valido) Paride affida la celebre Spada di Troia.
Ma se dell'Iliade resta poco o niente il regista americano pecca anche di non aver saputo creare uno spettacolo indimenticabile come ci si aspetterebbe. Il biondo Brad, l'ombroso Eric e l'imbelle e irresponsabile Orlando incarnano malamente l'immagine degli eroi che gli è stata affidata. Sarà perché loro, cittadini dei Nuovi Mondi, quegli eventi vecchi di tremila anni non riescono proprio a comprenderli; o forse sarà perché quella sceneggiatura costruita attraverso una serie di irritanti luoghi comuni, toglierebbe l'ispirazione a chiunque.
L'atteso evento cinematografico non è altro che un polpettone degno di comparire tra i Peplum americani di moda negli anni '50, distinguendosene solamente per il numero indecente di comparse digitali e mezzi tecnici avanguardistici.
Anche da queste alte mura di Troia, infatti, l'eroe guarda malinconico quell'orizzonte foriero di gloria e di morte.
Valeria Chiari
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