L'ignoto spazio profondo
Presentato nella sezione Orizzonti al 62° Festival del cinema di Venezia, il nuovo film di Werner Herzog (Aguirre furore di Dio, Fitzcarraldo) è come nei suoi ultimi tempi è un finto documentario.
La struttura narrativa è quella del film di montaggio, la storia narrata invece non affatto vera. Almeno, non adesso…

Un alieno dalle sembianze umane ci racconta della storia della sua gente. Avendo esaurito le risorse sul proprio pianeta sono venuti sulla Terra per integrarsi con noi. Avevano grandi progetti, ma alla fine il loro insediamento è stato un fiasco. Nel frattempo anche noi terrestri stiamo cercando un posto dove andare. Sulla Terra assieme agli alieni è arrivato un particolare virus, e urge un'emigrazione mondiale….

"The Wild blue yonder" è una distanza fuori da ogni limite. E' quella che percorrono gli alieni per venire da noi, è quella che percorreremo noi per andare in nuovi luoghi quando la Terra non sarà più ospitale. Herzog fa satira, parla di extraterrestri per raccontarci di noi, e cerca di metterci in guardia dall'approccio continuamente capitalistico che abbiamo nel rapportarci al nuovo e al diverso.
Il fatto è che per quanto siano interessanti tutte queste considerazioni, il film ha davvero poco di cinematografico. Le lunghe, interminabili scene di miseri mondi sommersi e di astronauti sulla navicella accompagnate da cori di canzoni sarde non comunicano nulla di più che già a parole, grazie alla voce fuori campo, non sia stato fatto. Herzog vuole che ci immaginiamo le nuove colonie, le evoluzioni della Terra, il viaggio nello spazio e tutto ciò che ci racconta in generale, senza mostrarcelo. Si dimentica che per quello c'è la letteratura che, da migliaia di anni svolge benissimo questa funzione.
Il film, nonostante duri suolo 81 minuti, stanca, e le dediche a fine racconto in cui si ringrazia la NASA per la sua poesia, sanno tanto di zuccherino per chi si lascia affascinare da qualsiasi cosa sia anti-sistema.
Film falso e pretenzioso che alla prima per la stampa è stato sia applaudito che fischiato. Cosa ne penserà il pubblico?

La frase: "Odio dovere dire che tutti noi alieni, in realtà, facciamo schifo".

Andrea D'Addio

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