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L'ignoto spazio profondo

Opinioni presenti: 5
Media Voto: Media Voto: 4.5 (4.5/10)

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mah

(4/10) Voto 4di 10

Considero Herzog un ottimo regista ed autore ma temo che col tempo si sia fatto contagiare da manie di grandezza...Questo docufilm è solo un montaggio di alcuni filmati nasa ed alcune riprese (mi pare di un regista francese)da sotto i ghiacci del polo. Certo la storia narrata dall'alieno è anche emozionante in alcuni passaggi e contiene una parte "ecologista" nel salvare la nostra Terra, pure il ribaltamento degli elementi (l'acqua diventa cielo e viceversa) è a suo modo molto affascinante. Rimane comunque la fastidiosa sensazione (tralasciando cori e musiche insopportabilmente alti) di un lavoro di montaggio neanche tanto speciale, ribadendo concetti già sentiti o visti migliaia di volte a cui penso non fosse proprio indispensabile questa "versione" di Herzog...Voto 4



Massimo, 39 anni, Treviso.




Schifo

(1/10) Voto 1di 10

Oddio, sono andato fiducioso al cinema, per vedere questo film (inoltre presentato dal regista, che decisamente se la tira in modo esagerato e si è rifiutato di fare autografi a più di 5 persone, su un totale di 8; il tutto dopo un discorso di presentazione semplicemente ridicolo, durato a dire tanto 4 minuti). Il film è noioso, l'idea di fondo non è nemmeno malvagia, ma la trama (ridicola, senza spiegazioni, piena di errori: gli austronauti partono per una missione spaziale e si portano dietro le mute da sub????il viaggio di ritorno campato lì.Gli alieni identici agli umani che però vivono nell'elio liquido) sui Topolino che trovi in edicola le storie sono più credibili. La colonna sonora uno schifo, monotona, certi pezzi andrebbero bene in qualche momento, non per tutto il film, a un volume troppo alto, e veramente fastidiose. Le riprese, beh, non le ha fatte neppure Herzog, c'è qualche immagine molto bella, ma non è merito suo. Nel discorso iniziale ha accennato che questo film l'ha fatto in pochissimo tempo, ci credo. E' un collage di roba non sua, venuto male. Resto fiducioso e continuerò a seguire qualche film di questa rassegna...speriamo bene... Sarebbe un film da 2, massimo 2 e mezzo, ma gli do 1 per abbassare la media. P.S. Bravo l'attore che fa l'alieno, e ricordate: "aliens sucks!!!"



Fra!, 19 anni, Torino (TO).




un viaggio

(9/10) Voto 9di 10

Non e' propriamente un film. Tutte le immagini sono tratte da documentari scientifici per formare visivamente la trama stupenda di questo esperimento cinematografico. Per quanto mi riguarda, superato solo da 2001 odissea nello spazio. Credo che possa piacere solo a chi prova passione per l'universo e per chi ama chiedersi perche' siam qui su questo pianeta.



Aldo, 33 anni, Portoscuso (CA).




Ma è utile?

(1/10) Voto 1di 10

Dourif è un bravo attore. ma questo si sapeva. per il resto guardatevi un documentario sulla nasa, uno sul pianeta terra e uno sul capitalismo. vi accorgerete con piacere di non aver perso tempo e di non aver sbadigliato ogni 5 minuti.



Davide, 27 anni, A.




Il cinema..lento

(8/10) Voto 8di 10

..e ipnotico, spossante, stremante. The wild blue yonder è tutto questo ed il contrario di questo. La ciclicità capace di infinite variazioni, come nei canti dei tenores sardi, gutturalità profonda contro liricità espansa. Come in altri suoi film, Herzog realizza un documentario dell'irreale, del remoto. Dilata strenuamente per rendere l'idea della realtà, dilatata rispetto all'edulcorata e sintetica visione del racconto cinematografico. L'alieno Brad Dourif è smarrito e titanico, e sorregge la struttura teatrale del film, nel suo racconto del tragico epos terrestre affidato alla mimica incombente e alla voce perfetta. Anti teatrali ed epici gli astronauti, nelle sequenze dalla grana invecchiata che costituiscono il centro del film, con il loro viaggiare sempre più preoccupante, sempre più caotico. La realtà dell'artico e giochi di luce costruiscono invece l'inesistente pianeta nuovo, spazio ghiacciato di microorganismi e particelle, spazio di creature multiformi che lanciano il loro commovente richiamo agli uomini, venuti solo per sondare il loro nuovo terreno. Esse ricevono la chiusura e mostrano la loro umanità extraterrestre, pulsante, vulnerabile. La docu-fiction e le definizioni dello stile di Herzog non penetrano nell'intensità del film. Forma e sostanza insieme, sfida all'insensatezza di chi definisce ancora un film "lento". lento è un ritmo, lento è uno stile. lento è solo il film che non abbiamo il tempo nè il desiderio di capire.



Arta, 99 anni, Roma (RM).





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