The prestige
Due grandi prestigiatori nell'Inghilterra di fine '800 che si fanno la guerra per legittimare il titolo di miglior mago e non solo... Sarà che da noi dopo Silvan, o proprio a partire da lui, il prestigio è diventata la "prestigibilizzazione" del Mago Oronzo inventato dal comico Raul Cremona, ma che di questi trucchi se ne possa fare ragione di lotta (non solo verbale) sembra cosa fuori dal mondo. Eppure uno dei meriti di questo film scritto dai due Nolan, Chris e John, e diretto solo dal primo è catapultarti subito in questo mondo quasi fantastico con tutta la credibilità che merita. Anche perchè l'inizio della rivalità tra "Il grande Danton" (Hugh Jackman) e "Il professore" (Crhristian Bale) nasce da una tragedia: durante uno spettacolo in cui entrambi erano assistenti, la moglie del primo muore forse per colpa di una disattenzione dell'altro.
Ecco quindi che, diventati illusionisti autonomi, entrano in una spirale di vendette e controvendette che hanno l'unico esito di distruggere entrambi.

Con questo film Nolan conferma di essere diventato "autore". A prescindere dal giudizio che si potrà avere sul film, il suo cinema, infatti, comincia ad avere un'identità ben precisa, riconoscibile. I suoi personaggi vivono in ambienti bui, sempre oscura è loro mente con un segreto da nascondere verso gli altri(Insomnia, Batman Begins) o persino a loro stessi (Memento).
Non si può contare su nessun altro, a meno che non ci si sdoppi, si abbia un sosia, un gemello, o qualcosa del genere... In loro non c'è mai gioia in quel che fanno, che sia un regalo alla propria amata o il vedere il volto stupito degli spettatori dopo un'illusione.
Ecco quindi che "The prestige" finisce con l'essere, nonostante le apparenze (grosso budget, cast stellare, trama ammiccante), un vero e proprio film drammatico. Spettacolare, con un finale thriling, ma soprattutto un film che indaga la natura degli uomini e lo scontro tra scienza e natura. Un dilemma che appassionò la gente del tempo, a partire dal ben più passato Illuminismo e che permea tutta l'opera, definendo di volta in volta le illusioni inventate dai protagonisti.
Una grande film che si sorregge grazie anche alle azzeccate performances degli attori principali e del resto del cast. E se da una parte si sorride pensando alla casualità che vede la bella Scarlett Johansson ritrovarsi ancora a lavorare sul palco di un mago e ancora con Hugh Jackman dopo "Scoop" di Woody Allen, dall'altra troviamo un Michale Caine (presto lo vedrete eccezionale "novello" Beatles in "I figli degli uomini") sempre maestoso consigliere (acnhe se non si chiama Alfred ed il suo protetto non è Batman).

La frase: "Non è la magia che conta, ma il trucco che c'è dietro di questa".

Andrea D'Addio

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