La casa sul lago del tempo
A dodici anni di distanza dal serratissimo action-movie "Speed", Sandra Bullock e Keanu Reeves tornano a lavorare insieme all'interno di una pellicola di tutt'altro taglio: "The lake house", ultima fatica dell'argentino Alejandro Agresti (Valentín), basata sul lungometraggio sud coreano "Siworae", diretto nel 2000 da Hyun-seung Lee e conosciuto internazionalmente con il titolo "Il mare".
La prima veste infatti i panni della dottoressa Kate Forester, trasferitasi in città dopo aver trovato lavoro in un ospedale di Chicago e dopo aver lasciato, all'interno della cassetta postale della casa sul lago che aveva affittato, un biglietto destinato al prossimo inquilino.
Il secondo, invece, interpreta quest'ultimo, Alex Wyler, frustrato architetto di talento impegnato nella lavorazione per la costruzione di un condominio nelle vicinanze, per il quale l'abitazione ha un significato speciale, in quanto progettata, in un passato felice, dal padre Simon, con il volto del veterano Christopher Plummer, che aveva trascurato la sua famiglia per la carriera. Ed i due, in contatto tramite lettera, prima ancora di rivelarsi entrambi in lotta contro i rispettivi, dolorosi passati ed in cerca di una nuova vita, arriveranno a scoprire che a separarli è uno spazio temporale di due anni: infatti, mentre Kate vive nella Chicago del 2006, Alex asserisce di trovarsi nell'aprile del 2004.
Quindi, attraverso una vicenda che analizza il concetto di comunicazione nel tempo, Agresti mette in scena il progressivo innamoramento di due individui del tutto sconosciuti tra loro, ribadendo l'antico ma infallibile luogo comune che vuole i sentimenti (in questo caso espressi tramite le parole scritte) più efficaci di qualsiasi attrazione fisica. E lo fa privilegiando lenti ritmi di narrazione all'interno di una regia piuttosto classica, ma senza dimenticare un indispensabile pizzico d'ironia necessaria a rendere più godibile un ultra-romantico racconto su celluloide che, con risvolti alla "Ritorno al futuro", decolla soltanto dopo circa quaranta minuti di visione, individuando i suoi momenti migliori nell'alternanza di passato e presente e rivelandosi, pur nella sua prevedibilità, una coinvolgente allegoria relativa alla forza del destino ed alla tanto desiderata seconda chance (viene tirato in ballo anche il romanzo Persuasione), sufficiente a scaldare il cuore dello spettatore ed a comunicare che gli amori più belli e duraturi sono probabilmente quelli a lungo desiderati. Osservazioni sicuramente non banali da destinare alle fredde, moderne generazioni del tutto e subito, perennemente malate di febbre d'apparenza, tanto da tentare continuamente di migliorare (???) il proprio corpo, in realtà confezione contenente un bene molto più prezioso meglio conosciuto come anima.
Chissà, però, se sia Alejandro Agresti che Hyun-seung Lee erano al corrente del fatto che, già nel 1999, il compianto Dan Curtis raccontò nel televisivo "Lettera d'amore" il tenero rapporto fanta-epistolario tra Scotty Corrigan/Campbell Scott, cittadino americano del XX secolo, e Lizzie Withcomb/Jennifer Jason Leigh, vissuta 134 anni prima.

La frase: "Ti amo, mi ci è voluto tutto questo tempo per dirtelo ma ti amo".

Francesco Lomuscio

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