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Tesis
Sembra quasi incredibile che Alejandro Amenabar (Apri gli Occhi), a soli 23 anni abbia confezionato questo bel thriller capace non solo di tenere in tensione lo spettatore, ma di mischiare le carte sino alla fine concedendo indizi, senza però mai barare, che non svelano il "plot" fino al termine.
Angela (Ana Torrent), studentessa dell'Accademia di Cinematografia di Madrid, sta svolgendo una tesi sulla violenza nel cinema e nella televisione. Alla ricerca di materiale censurato o comunque decisamente sopra le righe, si imbatte in un VHS di uno "snuff movie" (film amatoriali in cui vengono riprese vere violenze su una persona e che spesso si concludono con la morte di quest'ultima). Ignara dell'importanza di ciò in cui si è casualmente imbattuta, Angela coinvolge un suo compagno di corso: Chema (Fele Martinez), esperto in film trasgressivi. Travolti dal vortice degli eventi, che li costringe ad investigare in prima persona sul contenuto della cassetta, e incapaci di fidarsi di chiunque, compresi loro stessi, Angela e Chema rischieranno di diventare i protagonisti del prossimo video.
Il film, che riecheggia 8MM di Joel Schumacher ma con ben altro spessore; oltre ad essere ben costruito, rivela un andamento registico che rispecchia la situazione in cui si trovano i protagonisti con rallentamenti e luci che sottolineano l'atmosfera a volte claustrofobica a volte rassenerante che li accompagna.
I numerosi momenti di tensione e di violenza, principalmente psicologica, vengono sapientemente allentati da battute e situazioni di cui si fa carico il personaggio di Chema (che personalmente mi ricorda, non solo fisicamente, Johnny Depp).
Amenabar non ha mai bisogno di "sbatterci in faccia" sangue o scene di cruda violenza, gli basta un accenno, un suono, un urlo (come Nancy Allen in "Blow Out" di De Palma) per catturare l'attenzione. Nessuno se la sente di vedere la cassetta, gli unici disposti a farlo sembrano essere i giornalisti dei network televisivi, sempre pronti a tramutare il piccolo schermo in una sorta di immondezzaio umano in nome del dio-audience.
All'interno della sua opera Amenabar riesce anche ad inserire la sua personale visione del cinema Spagnolo, più in crisi di quello italiano (il che è tutto dire), ovvero che in Spagna il cinema non esiste perché non è un'industria, non produce denaro, e se non produci denaro non hai futuro (per questo continuiamo a girare i vari "Vacanze di Natale"). Il regista deve capire ciò che il pubblico desidera e quindi darglielo, solo così si può rivitalizzare l'industria. Certo sorge spontanea una domanda: l'aspetto artistico dove finisce se ci si piega ad una legge di mero consumismo?
L'ultima nota riguarda la SONY, onnipresente nel film; sponsor economico o demone tecnologico da associare all'aspetto peggiore dell'animo umano? Forse un pò l'uno e un pò l'altro.
Curiosità: La casa di Chema è un continuo tributo al cinema horror e splatter. Dalle locandine di grandi classici come "Nosferatu" a un manichino ridotto come un puntaspilli in onore di "Hellraiser". Trovarli tutti è un'impresa titanica.
La Frase: "In questo appartamento ci viveva mia nonna, ma dall'altro anno ha sgombrato per sempre!"
Indicazioni:
Dario Argento ormai non c'è più, quindi andate a vedere chi ha raccolto il suo testimone.
Valerio Salvi
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