Terramatta;
Chi era Vincenzo Rabito, le cui memorie, premiate nel 2000 a Pieve Santo Stefano nel concorso diaristico nazionale, sono state pubblicate con il titolo "Terra matta" da Giulio Einaudi Editore, facendone uno straordinario caso editoriale?
Attraverso la voce narrante di Roberto Nobile, è la palermitana classe 1973 Costanza Quatriglio – autrice nel 2003 del drammatico "L’isola" – a raccontarci questo curioso individuo che, nato nel 1899, dopo una vita da analfabeta ha inventato una lingua (né italiano, né dialetto) utilizzata per concepire la sua autobiografia di oltre mille pagine.
Una lingua caratterizzata da un punto e virgola posto a separare ogni parola e che la regista definisce: "Una lingua di corpi, di sangue versato in guerra, di piedi scalzi e notti insonni".
Perché, con parole e paesaggi immortalati tramite l’ausilio di lunghe focali, in modo da staccare la lettera dal foglio, il suo documentario vuole apparire come una sinfonia di scenari di oggi e di ieri, filmati d’archivio graffiati e logori, musiche elettroniche, terre vicine e lontane.
Senza dimenticare immagini appositamente girate in digitale, mentre viene ripercorso il Novecento, sia secolo di guerre e disgrazie che di riscatto e lavoro, dall’estrema povertà al boom economico; ricorrendo, quindi, al punto di vista inedito di un ultimo che rilegge il tutto in una narrazione appassionata e travolgente, manifestando una visione epica di se stesso, pur essendo obbligato a dover fare i conti con verità contraddittorie e scomode.
Un ultimo che ha attraversato il periodo del Fascismo, di Benito Mussolini, e di cui apprendiamo l’immaginario, da Chiaramonte Gulfi a Ragusa e Regalbuto, passando anche per la Slovenia, l’Etiopia e la Germania.
Con momenti che richiamano alla memoria il cinema muto e il veloce montaggio di Letizia Caudullo ("I tre volti del terrore" di Sergio Stivaletti e "Una notte" di Tony D’Angelo nel curriculum) a rappresentare i maggiori pregi di un’operazione decisamente interessante per quanto riguarda l’argomento trattato, ma la cui onnipresente, citata voce narrante rischia a lungo andare di ammorbare lo spettatore... nonostante la breve durata (siamo sull’ora e un quarto circa).
La frase:
"Il mondo era contrario a me".
a cura di Francesco Lomuscio
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