Surrounded
Una unica location e una unica attrice protagonista.
Attrice che altri non è che la Tatiana Luter vista in “Oggetti smarriti” (2011) di Giorgio Molteni e “L’ultima ruota del carro” (2013) di Giovanni Veronesi, la quale, qui nei panni della insegnante incinta Maryann, viene lasciata sola in casa dal marito avvocato Carl, ovvero il Daniel Baldock di “Letters to Juliet” (2010) Di Gary Winick e di “Bloody sin” (2011) di Domiziano Cristopharo.
Sola nella sua villa posta in una imprecisata, sperduta campagna che, sotto la produzione del Gabriele Albanesi autore de “Il bosco fuori” (2006) e di “Ubaldo Terzani Horror Show” (2010), ai due registi esordienti Laura Girolami e Federico Patrizi – responsabili anche della sceneggiatura – basta per poter mettere in piedi oltre un’ora e venti finalizzata a concretizzare un prodotto tricolore di tensione, intriso di citazionismo cinefilo.
Perché, se le probabili soggettive e le inquadrature nelle quali, sullo sfondo, intravediamo l’oscuro personaggio che sta minacciando la donna non possono fare a meno di testimoniare la lezione appresa dall’eccellente “Halloween-La notte delle streghe” (1978) di John Carpenter, cineasta richiamato anche dalla tipologia di colonna sonora realizzata da Andrea Bellucci, è quasi impossibile non avvertire l’influenza di “Scream” (1996) di Wes Craven dal momento in cui comincia a manifestarsi un individuo dal volto nascosto sotto una maschera bianca.
Come non risultano assenti neppure evidenti omaggi al Dario Argento di “Profondo rosso” (1975) nel corso di un insieme che, però, fa del tutto a meno del sensazionalismo splatter al fine di catturare l’attenzione dello spettatore tramite la costruzione di una lenta attesa, proprio nella stessa maniera in cui si muovevano i thriller di tanto tempo fa.
Un insieme che rimane, in fin dei conti, un esercizio di stile, ma che, oltre a mostrarsi capace di tenere sulle spine per la sua intera durata, approda ad un epilogo meno banale del solito e atto a rievocare nella mente diversi fatti di cronaca nera come già avvenne con il franco-rumeno “Them” (2006) di David Moreau e Xavier Palud... probabilmente rientrante tra le fonti d’ispirazione dei bravi Girolami e Patrizi, i quali meritano di sicuro un applauso.
La frase:
"Voglio solo pensare al mio bambino adesso".
a cura di Francesco Lomuscio
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