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X-Men 3 Conflitto Finale.
di Diego Altobelli
PREMESSA
Ciò che più di ogni altra cosa colpisce l'attenzione dell'appassionato lettore di fumetti nei film ispirati ai comics americani usciti negli ultimi anni, è il modo in cui una singola trama letta in tanti anni di pubblicazione sulle pagine di carta stampata, sul grande schermo viene ricostruita, riadattata, ripresa e re-inventata al solo scopo di omologarsi ai bisogni cinematografici del regista di turno.
Così, se in pellicole come "Spider-man" le dissonanze si "limitano" a piccole variazioni sui punti di vista (come quando troviamo Mary Jane sospesa sul ponte di Broocklyn al posto della sfortunata Gwen Stacy…) o brevi re-interpretazioni di alcuni cattivi (la nascita di Octopus che si è dovuta modificare rispetto al fumetto in virtù della necessità di rimanere al passo coi tempi); nei film dedicati agli X-Men le discordanze col fumetto si fanno più significative ed evidenti: causa un numero maggiore di protagonisti e, quindi, di situazioni a loro riservate.
In "X-men 3" il discorso poi si complica leggermente ampliandosi anche all'aspetto meramente cinematografico: Brett Ratner, che ha sostituito l'occhio esperto di Bryan Singer, si è dovuto adattare a una trama e, forse, anche a una regia non sua. Si avverte quindi un vero mutamento, rimanendo in tema con la pellicola, che dalle pagine dei fumetti giunge sino al sottotesto filmico: la firma caratteristica del nuovo interprete.
LE DIFFERENZE PIU' EVIDENTI CON FUMETTO
Brevemente: alcune differenze evidenti col fumetto.
Il tema principale cui ruota intorno la trama di questo terzo capitolo è la rinascita di Jean Grey, sacrificatosi alla fine del secondo film per salvare i suoi compagni da morte certa. In "X-Men 3" ritorna più potente e determinata che mai nei panni di Fenice. Quello che però avviene nel film di Brett Ratner non è, purtroppo per il nostro regista, nemmeno lontanamente paragonabile a quanto avveniva sulle pagine del fumetto: la fantomatica Fenice era una entità intergalattica impossessatasi dei poteri di Jean Grey che, servendosi proprio della "rossa", fece esplodere un intero pianeta, ponendo fine alla vita di una intera razza aliena. La storia a fumetti rappresenta uno degli apici narrativi conseguiti dal fumetto negli anni Ottanta: a scriverla era la mano di Chris Claremont (un vero e proprio guru del fumento super-eroistico), mentre a disegnarla erano le matite di John Byrne (uno dei più famosi e prolifici disegnatori di quegli anni). Nella pellicola di Ratner di quella lunga saga a fumetti, dal titolo sibillino di "The Dark Phoenix Saga", rimane solamente il nome del personaggio, Fenice, e l'idea di base per cui Jean Grey abbia due personalità distinte: particolare che la rende ancora oggi uno dei personaggi "virtualmente" più pericolosi e misteriosi dell'universo Marvel.
Nessun accenno neanche alla parentela di Cain Marko, alias il Fenomeno, con Charles Xavier, di cui è il fratello. Assenza narrativa che in effetti rende il personaggio del Fenomeno meno profondo rispetto al fumetto e molto più simile, riguardo alla caratterizzazione, al Sabretoth visto nel primo film. Fortunatamente sono rimasti intatti i poteri, resi perfettamente nella scena dell'inseguimento con Kitty Pride, attraverso (letteralmente) le pareti del laboratorio Worthington.
A proposito della giovane rivale in amore di Rogue, possiamo dire che, anche nel suo caso, del personaggio principale rimane solo il potere (la facoltà di oltrepassare le superfici solide rendendosi intangibile). Nel fumetto appariva sempre nelle storie del duo Claremont-Byrne, ma con background e sentimenti profondamente differenti: ad esempio il suo cuore batteva tutto per il giovane Colosso e non per il simpatico Uomo Ghiaccio. Oltre a questo la sua caratterizzazione risulta un po' in controtendenza con le pagine del fumetto dove, per brevi periodi, ha anche assunto il ruolo di comandante di un altro gruppo di mutanti: gli Excalibur.
Per il giovane Angelo invece, poche trasformazioni. Sia nel fumetto che nel film è il giovane rampollo di una ricca famiglia di imprenditori newyorkesi. C'è da dire solamente che la sua apparizione emerge un po' in ritardo: quella del fumetto risale al primo numero della serie, infatti il giovane Worthington III faceva parte della squadra originale degli X-men fin dagli anni Sessanta.
Infine mi tocca sollevare brevemente la questione Ciclope sfruttato, bisogna dire, ignobilmente da entrambi i registi. Quello che nel fumetto è, di fatto, sempre stato il leader del gruppo, nei film diventa un personaggio "scomodo" ed eliminabile al più presto. Macchinazione.[continua...]
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