X-Men: conflitto finale
Atteso e ultimo terzo capitolo della saga mutante proveniente dalla casa delle idee, la Marvel: "X-men - Conflitto Finale" irrompe nelle sale cinematografiche con una forza e un impatto visivo molto simile a quello manifestato dai superpoteri dei protagonisti. Dalle scenografie che sembrano costruite per essere abbattute (case che si alzano in volo, ponti che si spostano e mura che si infrangono come fossero di cartapesta), fino ai corpi dei personaggi (acciaio che diventa organico modellandosi sulla pelle, e ali bianche che attendono solo di essere spiegate), tutto lascia intendere il bisogno di stupire e coinvolgere. Dal primo minuto di visione, infatti, si rimane sbigottiti e l'unica sensazione che si riesce a provare è quella di meraviglia, mai prima d'ora provata con tanta incisività nella saga "X" come in questo terzo capitolo.

Una trama più semplice, e per questo più fruibile, vede la rediviva Jean Grey tornare dall'Aldilà nei panni di Fenice e unirsi alla Confraternita Mutante guidata da Magneto allo scopo di salvare la razza mutante da uno sterminio genetico programmato. Non tutti gli X-men, però, sono d'accordo su quale sia la giusta posizione da prendere...

Con un cast immutato, bensì ampliato da nuovi e stupefacenti supereroi (come il Fenomeno, Angelo, Kitty Pride e l'Uomo Multiplo), il film ha dovuto rinunciare "solo" alla collaudata regia di Bryan Singer, in favore di quella di Brett Ratner, famoso soprattutto per aver diretto "Red Dragon". Pur dilungandosi troppo nella prima parte del film, risultando leggermente prolisso, complice un numero elevato di personaggi e il bisogno di fare il "punto della situazione" per l'eredità lasciata da Singer, la sua regia risulta davvero ben studiata e ottimamente gestita. Ratner riesce nel doppio intento narrativo di dare la giusta rilevanza visiva ai superpoteri, che in questo capitolo si scatenano al loro massimo potenziale (vedere l'Uomo Multiplo sdoppiarsi è letteralmente sorprendente), e ai caratteri che li possiedono. Il risultato è: personaggi più consapevoli e una trama mai noiosa. Un tributo alla meraviglia e allo stupore.

La recitazione appare un po' più di "maniera" rispetto agli altri due titoli precedenti: si avverte un minore impegno da parte degli attori che però si giustifica, e si compensa, con l'enorme familiarità con i personaggi interpretati. Minore impegno attoriale che comunque non mina la credibilità narrativa e drammatica della vicenda. Oscillante.

Sui protagonisti: il Wolverine di Hugh Jackman, che qui è ancora il motore dell'azione, diventa più umano e meno animalesco che in precedenza. Il migliore. La Tempesta di Halle Berry, che esplode in tutto il suo potenziale da leader, qui si scatena e dimostra davvero, parafrasando, "cosa succede ad un ranocchio quando viene colpito da un fulmine". La mente. L'Uomo ghiaccio e Colosso, insieme alle new entry Kitty Pride e Bestia, diventano molto più che semplici comprimari, assumendo ruolo fondamentale per la risoluzione della battaglia finale. Veri perni.
Il grande assente ingiustificato è Nightcrawler, il teleporta di "X-men 2", qui del tutto omesso dalla storia. Peccato.

Nemmeno un neo quindi? Se si sottolinea che un film di questo genere, con un numero elevatissimo di personaggi e una cifra esponenziale di situazioni diverse, può essere girato in infiniti modi differenti, e che quindi, proprio per questa ragione, può piacere o meno, l'unico obiettivo appunto negativo è riscontrabile nella sceneggiatura, e più precisamente in alcuni dialoghi: troppo brevi e bisognosi di più ampio respiro drammatico. Frettolosi.
Malgrado questo il film si lascia vedere e appassionare fino al suo epico, quanto tragico e aperto, finale. E al pubblico soddisfatto, quando si riaccendono le luci, rimane solo da decidere da che parte stare...

La curiosità: Dopo i titoli di coda rimane ancora un'ultima scena da vedere...

La frase: "Controllerai tu il tuo potere, o sarà lui a controllare te?..."

Diego Altobelli

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