04 Febbraio 2003 - Conferenza stampa
Steven Soderbergh e George Clooney
Intervista al regista e all'attore di "Solaris e Confessioni di una mente pericolosa"
di Valerio Salvi


La coppia d'oro del cinema americano, George Clooney e Steven Soderbergh, è a Roma per promuovere le loro ultime creature: "Solaris" e "Confessioni di una mente pericolosa". Il successo dei due non si riduce alle loro sole abilità di registi ed attori, ma soprattutto alla loro casa di produzione, la "Section Eight", che segue progetti un pò diversi da quelli per il grande pubblico.
In quest'ottica l'esordio registico di Clooney sembra essere un preciso attacco all'attuale "show-trash" televisivo che propone programmi massificati privi di un minimo spunto di riflessione o crescita intellettuale. Lo stesso Clooney ammette i suoi intenti: "Benché sia convinto che alla fine un programma che non sia un semplice "pappone" per il pubblico sia vincente, quanto meno in termini di riconoscimenti, vedi il caso di "ER" sul quale la stessa produzione non riponeva grande fiducia, purtroppo la maggior parte di quello che viene proposto è sempre della spazzatura. Io volevo parlare della TV e della CIA, due argomenti di forte presa sul pubblico e questo ho fatto. Certo non è facile girare una commedia divertente sulla CIA anche perché l'ho pensata cinque anni fa, quando il clima politico generale era molto diverso. Oggi, con Powell che annuncia i motivi della guerra, mi risulta difficile parlare di questi argomenti. Sono soprattutto preoccupato perché mi sembra che la coscienza degli americani si sia assopita; normalmente si fa un dibattito prima di condannare qualcuno, Paese o essere umano che sia; qui si accusa e basta e si da tutto per assodato. Il problema e che mancano le persone in grado di porre le giuste domande al governo, le domande che fanno riflettere tutta la popolazione. La scelta finale di lavorare su questo soggetto è la sua fondamentale bontà ed il suo realismo, almeno sotto certi aspetti, d'altronde se devi rischiare in prima persona, almeno devi farlo per qualcosa in cui credi. Sono cresciuto nel mondo della televisione, mio padre era un anchorman, e volevo mostrare le trappole della fama".

In effetti George - ribadisce Soderbergh - è sempre stato molto preso da questo progetto. Io ho preferito tenermi sempre defilato mantenendo il mio ruolo di produttore cercando di aiutarlo soprattutto negli aspetti organizzativi, dato che sotto il profilo registico sono sempre stato convinto che avesse già tutto il film in mente. Io credo che sia il regista il fulcro creativo di un film ed a lui è demandato tutto sotto questo aspetto. Un pò come "Solaris" per me. Credo essenzialmente che siano i film a scegliere te piuttosto che il contrario. Generalmente non amo la fantascienza, anche se mi piacciano alcuni film tipo il "Solarys" originale, ma qui ho sentito che la storia esulava dal contesto fantascientifico e mi interessava raccontarla. Ho saputo che James Cameron [quello di "Titanic" per capirci - n.d.a.] deteneva i diritti e mi sono interessato; così ho avuto modi di fare la mia versione del film. Alcuni ritengono che io stia attraversando un periodo di sperimentazione e forse è vero, dopo "Ocean 11" ho voluto fare due film provocatori e quindi un pò "difficilli" da digerire. "Full Frontal" è un film di parole, mentre questo è piuttosto un film di immagini. Faccio questi film perché voglio vedere le reazioni del pubblico, io non spiego nulla dei significati, mostro quello che succede, poi sta al pubblico trarne quello che vuole. Se hai paura delle reazioni degli altri non hai alcuna possibilità di creare qualcosa di grande. Certo alla lunga se si fanno solo questi film nessuno ti darà più soldi per produrre qualcos'altro, per questo farò il seguito di "Ocean 11" che ovviamente sarà "Ocean 12.


  

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