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29 dicembre 2000 - Conferenza stampa
Non ho Sonno
Intervista in esclusiva con Dario Argento
di Valeria Chiari
Anche in questo film il filo conduttore è una filastrocca per bambini. Quali sono le fiabe che l'hanno ispirata o hanno segnato la sua vita?
Sono molto legato alle fiabe classiche, quelle di Grimm, di Andersen. Anche a quelle tradizionali italiane. Avevo una vecchia zia che raccontava benissimo le fiabe: secondo me le inventava lei. Erano bellissime e credo siano state proprio le favole che mi raccontava a segnare la mia vita di bambino. Anche se nei miei film racconto di infanzie terribili, di vite tragiche, di traumi infantili spaventosi, io al contrario, ho avuto un infanzia tranquillissima, normalissima: le cose che mi hanno segnato sono state le favole che mi raccontavano e i libri della biblioteca di mio padre, i racconti di Edgar Allan Poe ad esempio, potrei dire che quelli sono stati i miei "traumi" perché attraverso quelle storie ho conosciuto il lato oscuro della natura umana, il lato selvaggio, malvagio, che solo una sottilissima linea separa dalla nostra parte sana, buona.
Secondo lei questa sottile linea si è modificata in questi ultimi anni, il fatto di vedere continuamente in TV morte e sangue ha cambiato il modo di considerare questi fatti?
No assolutamente no, non è cambiato nulla .Se pensate che L'esorcista ebbe un grande successo e che adesso, venticinque anni dopo, ha lo stesso successo. Non è cambiato nulla il film è identico, e se piace oggi come allora vuol dire che nulla è immutato, che il nostro profondo, la nostra psiche non è cambiata. Diciamo piuttosto che è cambiata la tecnologia, il modo di raccontare questi fatti, ma i fatti sono sempre gli stessi. I cervelli scoppiati sono sempre gli stessi. I serial killer dei romanzi degli anni trenta sono uguali a quelli di oggi, pensate a Jack Lo Squartatore di ieri e a ted Bundy di oggi. L'unica differenza è che forse oggi ce ne sono di più, ma probabilmente perché c'è più informazione.
Lucarelli ha partecipato alla sceneggiatura è stata una scelta o un caso?
Lucarelli ha iniziato a collaborare alla sceneggiatura quando avevamo concluso la prima stesura , senza però esserne soddisfatti. Insieme a lui abbiamo elaborato le ultime tre stesure. Ha una grande esperienza di indagini, tutta la parte che chiameremmo poliziesca è sua, anche l'idea del contrasto tra poliziotto moderno e tecnologico e poliziotto d'altri tempi: il conflitto tra il vecchio poliziotto che avanza nelle indagini con l'induzione il ragionamento e il poliziotto moderno, più tecnologico bravo ed evoluto ma testardo, che va avanti secondo schemi precisi, mentre il più anziano parla ore e ore con i sospetti riuscendo da queste chiacchiere a far uscire fuori un elemento inedito, che manda avanti l'indagine.
Come in molti suoi film anche qui ci sono attori di teatro, come Rossella Falk o Gabriele Lavia, anche nuove leve come Barbara Mautino. Come mai? E poi perché ha scelto Max Von Sydow?
A Torino ci sono moltissime scuole di teatro e quindi pullula di attori di teatro ed era naturale che scegliessi loro. È vero, in tutti i miei film c'è il teatro, sia come luogo dove si svolge l'azione sia perché cerco sempre di avere attori di teatro nei miei film; sono convinto che il teatro è il nostro mare di pesci, e che se non avessimo il teatro non avremmo attori. In questo film per esempio ho scelto Rossella Falk perché avevo bisogno che il mio personaggio fosse magniloquente, antico, una madre abbandonata da tutti perché il figlio era stato accusato di efferati delitti. E così anche per Gabriele Lavia, solenne incisivo e sospetto con la sua sola interpretazione. Per l'attore di teatro molte di queste carratteristiche sono innate. Per quanto riguarda Max Von Sydow in realtà era in una lista di attori, due per l'esattezza, lui e Richard Attenborough. Poi quando l'ho incontrato, così alto, un metro e 96, ho trovato che la sua aria imponente sarebbe servita al suo personaggio, e quindi ho deciso di prendere lui. È un attore grandioso, talmente che non avevamo bisogno di dirgli mai nulla.
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