Non ho sonno
L'anziano commissario Moretti ora in pensione si trova coinvolto in una nuova indagine su di una serie di omicidi che ricalcano gli schemi di assassini avvenuti diciasette anni prima, di cui si era occupato. Insieme a Giacomo, al quale l'assassino uccise sotto i suoi occhi la madre, il commissario Moretti nelle lunghe notti insonni , segue il filo dei ricordi che affiorano lentamente, cercando di risolvere i misteri che tornano anch'essi dal passato a confondere le acque.

E' naturale, guardando l'ultimo film di Dario Argento "Non ho sonno", fare il parallelo con quello che potremmo considerare il suo capolavoro "Profondo Rosso". Si perché sono molti gli elementi che ritornano: a partire dalla Torino, segreta e misteriosa per arrivare alla villa, nobile e imponente in cui si celano inconfessabili segreti; il teatro, in cui avviene un ennesimo efferato delitto - con un piano sequenza straordinario, che ha richiesto non pochi sforzi da parte del regista per convincere tutta la troupe -; la filastrocca, agghiacciante per la sua crudeltà, alla quale l'assassino si ispira per i suoi omicidi - scritta per l'occasione dalla figlia Asia -; persino le musiche composte una volta ancora dai Goblin, riuniti per l'occasione - in tre mesi e direttamente sulle immagini del film -; atmosfere tese e cupe, e attori come Gabriele Lavia - già in Profondo Rosso e Inferno - e Rossella Falk che sottolineano con la loro plateale recitazione, la drammaticità dell'azione. E poi Max Von Sydow - un attore straniero, come vuole la tradizione - grandioso e schiacciante. Schiacciante per il povero Stefano Dionisi nei panni di Giacomo, che non riesce proprio ad essere più di una "spalla", e neppure i dialoghi lo aiutano - a tratti decisamente banali. Mentre Chiara Caselli, l'ex-fidanzata di Giacomo, Gloria, non riesce a dare alcunché al suo personaggio, troppo marginale.

Ma gli amanti del genere, ritroveranno vittime grondanti sangue, seppur le mani guantate dell'assassino questa volta non siano del regista - "volevo fare una cosa diversa, rompere la tradizione, dare una svolta per la mia nuova trilogia di gialli" -, una storia ben organizzata, un mistero da risolvere e indagini poliziesche attendibili - alla sceneggiatura ha collaborato anche Carlo Lucarelli - e un finale mozzafiato, anzi in realtà due. Vedere per credere.

Un consiglio. Non alzatevi dalla poltrona ai titoli di coda. Il film continua e si spiegano molte cose.


Valeria Chiari

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