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Ninja assassins: i guerrieri silenziosi sullo schermo
L'uscita cinematografica italiana di "Ninja assassin", diretto dallo stesso James McTeigue che ha esordito dietro la macchina da presa con "V per vendetta" (2005) e che, come in quel primo caso, gode della produzione dei fratelli Andy e Larry Wachowski artefici di "Matrix", ci offre l'opportunità di rispolverare il dimenticato filone dei film ninja, in voga negli anni Ottanta tra produzioni hongkongesi, giapponesi e statunitensi.
Produzioni che, classificate all'interno del cinema d'arti marziali, si costruiscono su scontri privilegianti tecniche ispirate al ninjutsu (da nin=sopportazione e jutsu=tecnica), denominazione collettiva di un insieme di metodi di spionaggio e strategia utilizzati fin dal medioevo del Giappone (1185-1625).
Ed è proprio in Giappone che, con ogni probabilità, è nato il filone, dapprima indirettamente presente all'interno di cartoon e fumetti, tramite il frequente inserimento di ninja, poi alla base di diversi telefilm; tra cui il noto "Akakage", del quale, all'inizio degli anni Settanta, giunse dalle nostre parti anche un film di montaggio intitolato "Maschera rossa contro il gigante d'argilla" (1969), a firma di un fantomatico Allan Floyd.
Ma è solo alla fine del decennio in cui nacque il punk che i silenziosi guerrieri mascherati hanno cominciato a prendere veramente piede sul grande schermo, quando a Hong Kong già spopolavano il wuxiapian e il gongfu e i produttori erano sempre più alla ricerca di nuove arti marziali da proporre al proprio pubblico.
Da allora, infatti, non pochi furono i titoli hongkongesi che, insieme all'oscuro "Ninja holocaust" (1985), affollarono l'universo cinematografico (soprattutto quello delle videocassette), da "Ninja licenza di sterminio" (1984) di Godfrey Ho, con spacciatori di droga thailandesi coinvolti nella storia, a "Ninja scontro finale" (1987) di Wallace Chan, che tirava invece in ballo un traffico d'organi umani internazionale; passando per il filippino "Ninja's force" (1984) di Teddy Page e Romano Kristoffe e "Ninja la conquista del mondo" (1984) di Joseph Kong, che alcune fonti, però, vogliono diretto dal già citato Ho.
D'altra parte, con un curriculum comprendente oltre cento regie la cui maggior parte è rappresentata da lungometraggi riguardanti i ninja, l'hongkongese classe 1948 può tranquillamente essere considerato il regista più prolifico del sottogenere, al quale dobbiamo, tra gli altri, "Ninja il campione" (1985), su una gang di ladri di diamanti, "Ninja il distruttore" (1986), avventura ai confini della Thailandia in cerca di smeraldi, "Ninja i guerrieri di fuoco" (1987), "Ninja il guerriero" (1986), co-diretto dallo stesso Joseph Lai che lo ha affiancato per "Ninja il padrino" (1987) e "Ninja commandments" (1987), e "Ninja occhio per occhio" (1987), interpretato dal Richard Harrison che, seppur digiuno di ninjutsu, è stato non poche volte protagonista in pellicole di questo tipo.
Qualcuno, infatti, oltre che nel già citato "Ninja commandments", lo ricorderà al servizio di Ho per "Ninja terminator" (1985), "Ninja thunderbolt" (1985), co-diretto da Tommy Lee, e "Diamond ninja forces" (1986), classico collage di più film ad opera del mago del taglia e cuci cinese, il quale, come nel successivo "Zombie vs ninja" (1987), condisce il tutto con spettri e morti viventi.
Ingredienti horror presenti, in parte, anche in "Ninja il cacciatore" (1984), diretto da Wu Kuo Jen, autore inoltre di "Super ninja" (1984), "Ninja warriors" (1985) di John Lloyd, co-produzione tra Filippine e America, e l'indonesiano "Revenge of the ninja" (1988) di Ratno Timoer, nel quale, però, tra sacerdoti del male e zombi, i nostri amati guerrieri sembrerebbero latitare.
Paradossalmente, se quello dell'americano Harrison è il volto più sfruttato dalle trashissime produzioni di Hong Kong, negli Stati Uniti, dove il genere è stato esplorato per la prima volta da Eric Karson con "The octagon" (1980), interpretato da Lee Van Cleef e Chuck Norris, l'attore-simbolo del genere divenne il giapponese Shô Kosugi (ora anche nel cast di "Ninja assassin") che, al fianco di Franco Nero, fu protagonista de "L'invincibile ninja" (1981) di Menahem Golan, finanziatore di diversi dei suoi lavori; da "Il colpo segreto del ninja" (1985) di Emmett Alston a "Trancers" (1984) - da non confondere con l'omonimo film di Charles Band - di Sam Firstenberg, che lo ha diretto anche nell'ottimo "Ninja la furia umana" (1983), prima di lasciarlo al veterano Gordon Hessler per "Preghiera di morte" (1985) e "Questione d'onore" (1987).
Ma non bisogna dimenticare che all'accoppiata Firstenberg-Golan si devono anche i primi due capitoli della serie "Guerriero americano" alias "American ninja", poi passata nelle mani di Cedric Sundstrom, che ne ha firmato il terzo e quarto episodio, e in quelle di Bobby Gene Leonard, responsabile del quinto e ultimo tassello.
Con Michael Dudikoff e David Bradley protagonisti, probabilmente la saga più nota riguardante la figura del ninja occidentale, sfruttata anche nel tardo "Una missione per due" (1993) di Yossi Wein, quando il filone, complice sicuramente il successo ottenuto dalle Teenage mutant ninja turtles (meglio conosciute come Tartarughe ninja), aveva ormai cominciato ad indirizzarsi verso il pubblico dei giovani, tra titoli come "Tre ragazzi ninja" (1992) di Jon"Il mistero dei templari"Turteltaub, che ha avuto perfino tre sequel, e "Il mio amico ninja" (1993) di Joseph Merhi, il cui interprete Ted Jan Roberts è tornato poi ne "Il mio amico ninja 2" (1994) di Stephen Furst.
Per non parlare di vere e proprie avventure in aria di parodia quali "Mai dire ninja" (1997) di Dennis Dugan, interpretato dal compianto Chris Farley, e "I guerrieri del surf" (1993) di Neal Israel, che vede nel cast addirittura Leslie Nielsen e Rob Schneider.
Lunga carrellata che, pur non avendo mai proposto prodotti di alta qualità, chiudiamo tristemente con il ridicolo "The black ninja-Giustizia nera" (2003), in cui è lo stesso regista Clayton Prince a vestire i panni del fallito avvocato di colore Maliq Ali, propenso a trasformarsi ogni notte nel giustiziere del titolo.
Roba da far rimpiangere perfino il grottesco eroe di "Robot ninja" (1989) di J.R. Bookwalter!
Francesco Lomuscio
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