L'aria salata.
LA PRODUZIONE
Le riprese de "L'aria salata", iniziate il 23 gennaio 2006, si sono protratte per 35 giorni. La parte ambientata in carcere è stata filmata nel penitenziario inutilizzato di Pescia, in provincia di Pistoia, in cui si è appositamente ricreato un braccio del carcere di Rebibbia. Le rimanenti 4 settimane, sono state effettuate a Roma e lungo il litorale laziale, nella zona tra Fiumicino e Civitavecchia.
Giorgio Pasotti (Fabio) oltre ad aver partecipato ad una edizione della serie televisiva di grande successo "Distretto di polizia" ha lavorato in "Dopo mezzanotte" di Davide Ferrario e in "Ecco Fatto" e "L'ultimo bacio" di Gabriele Muccino.
Alessandro Angelini, che ha all'attivo quattro documentari e molta esperienza come aiuto regista è al suo primo lungometraggio. Ha vinto il Torino Film Festival nel 2000 con il documentario "Ragazzi del Ghana" ed ha ottenuto la menzione speciale dell'UNICEFF al RIFF awards del 2003 con "La flor mas linda de mi querer".
NOTE DI REGIA
L'idea del film è nata durante il periodo in cui prestavo volontariato nel carcere di Rebibbia. Ho conosciuto molte persone, diverse per storia e atteggiamento, ma accomunate dallo stato d'animo che si crea alla chiusura dell'ultimo cancello, quando, a luci spente, prima di prendere sonno, di notte si resta soli con i propri pensieri. Con i rimorsi e il dolore, con il pensiero verso i famigliari che "stanno fuori" e che, a modo loro, scontano anch'essi la condanna.
Questo concetto di "scontare la condanna" stando fuori dal carcere è stata l'idea di partenza su cui abbiamo lavorato io e Angelo Carbone per "L'aria salata". Abbiamo scritto il film dal punto di vista di una famiglia spezzata, tentando di portare alla luce le mancanze e il bisogno di normalità e immaginandone le conseguenze nel tempo. Il nostro lavoro di documentazione è stato fatto sul campo. Per diversi mesi abbiamo frequentato educatori, agenti di custodia, ex detenuti, focalizzando la nostra attenzione verso gli stati d'animo più che sugli aneddoti della vita in prigione.
Per il ruolo del protagonista, sin dalla fase di scrittura io ed Angelo abbiamo pensato a Giorgio Pasotti; il nostro Fabio doveva essere capace e affascinante, pieno di energia, così da rendere esplicito il concetto che accettare un lavoro poco remunerativo e difficile come quello di educatore in carcere, non fosse dettato dalla necessità economica, ma nascesse da un'esigenza interiore.
C'era il bisogno di raccontare una tensione "sotterranea", una stonatura che gli impediva di sentirsi in armonia col mondo e al contempo mostrarne il lato forte, generoso. Giorgio aveva interpretato diversi ruoli che comprendevano queste due anime ed ero sicuro che avrebbe saputo fonderle assieme senza farne emergere una a scapito dell'altra. Ha accettato il film sulla base di quaranta pagine di trattamento, cosa che mi ha permesso di instaurare con lui un rapporto di scambio già durante la stesura della sceneggiatura e di passare molto tempo insieme, "contaminandoci" a vicenda con lunghe conversazioni sul personaggio.
[continua...]
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