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13 Giugno 2005 - Conferenza stampa
"Silenzio tra due pensieri"
Intervista al regista del film.
di Mauro Corso
Come è noto il 17 giugno avranno luogo le elezioni presidenziali in Iran. Queste sono state molto criticate dalla comunità internazionale perché il Consiglio dei Guardiani ha respinto centinaia di proposte di candidatura per varie ragioni. Tra le varie esclusioni, non sono state ammesse 89 donne, a causa della controversa interpretazione dell'articolo 115 che porta non esplicitamente, ma di fatto, all'esclusione delle donne alle competizioni elettorali. Questi sono fatti ben noti ai giornalisti che chiedono a più riprese una presa di posizione da parte dello stesso Payami. Questi si schernisce, lamentando di non essere un analista politico, ma nonostante questo lascia trapelare dei giudizi politici piuttosto evidenti. Del resto Payami è l'autore del film Il voto è segreto, in cui affrontava il problema delle elezioni in modo evidentemente diretto. Invece per quanto riguarda il Silenzio tra due pensieri, bisogna dire che si tratta di un film che ha avuto una vicenda molto particolare, perché dopo il sequestro dei negativi esiste ora solo una copia in digitale piuttosto malmessa, che a detta del regista provoca in lui forti dolori di stomaco ogni volta che ha l'occasione di visionarla.
Nelle sale di quali paesi sarà mostrato il suo nuovo film?
Babak Payami: Sarà proiettato in Inghilterra e in Italia. Poi in seguito uscirà in Canada ed in altri paesi europei. Ci vuole coraggio e convinzione da parte della distribuzione per sostenere un film in queste condizioni. Questo film è come una persona che abbia fatto un viaggio molto pericoloso e che ritorni indietro con molte storie e molte lacrime. E prima di morire stremato e sporco, quest'uomo riesce a raccontare la propria storia. Questo disordine e questa sporcizia è la testimonianza del travaglio che porta dentro di sè. Il film è questo. Naturalmente poiché si tratta di un figlio, ho cercato di portarlo dal barbiere e di fargli fare un bagno.
Al di là del problema relativo alla censura, perché un italiano dovrebbe andare a vedere questo film? Per rafforzare il suo interesse non sarebbe stato meglio chiarire il contesto in cui si svolge la storia? Un analista ha detto di non riuscire a riconoscere nulla dell'Iran in cui il film è ambientato.
Babak Payami: Questo non è un film progettato per uno spettatore straniero. Quello che mi piacerebbe è che il pubblico si ponesse le domande relative a quello che vede sullo schermo e che poi cercasse di trovarsi le risposte da sé. Se questo davvero avvenisse potrei considerarmi un regista di successo. Tutti i film che ho realizzato, li ho realizzati non da giudice, ma da osservatore, come una persona che pur essendo lontana ha forti legami con il proprio paese di origine. Ho un senso di disagio nei confronti di persone che passano una settimana in Iran e poi sentono di sapere tutto sulla realtà di questo paese. Evidentemente se la persona cui fa riferimento non ha capito, non conosce questa realtà così bene come crede. Inoltre non faccio film per i turisti, per mostrare com'è l'Iran. Chi fa uscire un film come questo d'altro canto o è pazzo o sa quello che sta facendo. Forse un po' di tutte e due le cose.
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