Halloween II

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Halloween II

La lunga notte di Michael Myers: viaggio nella saga di Halloween

Protagonista di "Halloween-The beginning" di Rob Zombie, l'immortale serial killer Michael Myers - la cui bianca maschera deriva da quella del capitano Kirk/William Shatner di "Star trek" - si appresta a tornare sugli schermi italiani, sempre sotto la direzione dello stesso regista, con "Halloween 2", previsto per il 16 ottobre 2009.
Come molti sanno, però, i suoi massacri all'arma bianca cominciarono ben trentuno anni fa, grazie al genio di John Carpenter; anche se la leggenda vuole che il primo mitico "Halloween-La notte delle streghe" sia stato concepito solo dopo che il compianto Bob Clark confidò al futuro autore de "La cosa" e "1997: Fuga da New York" che, nel caso in cui gli fosse venuto in mente di dare un seguito al suo capolavoro "Black Christmas-Un Natale rosso sangue", del 1974, si sarebbe intitolato "Halloween" e avrebbe raccontato del ritorno dell'assassino, fuggito dall'istituto in cui era stato internato, nella città natale…

Halloween-La notte delle streghe (Halloween, USA 1978)
Haddonfiel, Illinois. Il maniaco omicida Michael Myers, colpevole a soli sei anni dell'uccisione della sorella, evade adulto dal manicomio criminale, per poi dedicarsi, con il volto coperto da una bianca maschera, allo sterminio di alcuni teen-ager nel corso della notte di Halloween; mentre il dottor Sam Loomis, che da sempre lo aveva tenuto in cura, si mette sulle sue tracce per fermarlo, prima che uccida anche la giovane baby-sitter Laurie, presa d'assedio in casa.
Inizialmente intitolato "The babysitter murders" e vincitore del Festival di Avoriaz, è il film che non solo fece conoscere al grande pubblico il nome di John Carpenter, anche autore della colonna sonora, ma diede ufficialmente il via al filone slasher, già precorso da titoli come "Reazione a catena-Ecologia del delitto" (1972) di Mario Bava e il citato "Black Christmas-Un Natale rosso sangue", e in seguito definitivamente delineato, nei connotati, dalla saga di "Venerdì 13". E si tratta sicuramente del capolavoro del regista americano, nonché uno dei più riusciti horror thriller della storia del cinema, ispirato sia ai primi lavori di Dario Argento, con il tema principale della soundtrack profondamente debitore nei confronti di quello gobliniano che ha reso grande "Profondo rosso", che a "La cosa da un altro mondo" e "Psycho". Non a caso, al di là del fatto che Sam Loomis, cui concede anima e corpo l'indimenticabile Donald Pleasence, fu anche il nome del personaggio interpretato da John Gavin nel classico hitchcockiano, nei panni della protagonista Laurie troviamo una esordiente Jamie Lee Curtis, figlia proprio della Janet Leigh che periva sotto la doccia per mano di Norman Bates. Ma l'aspetto più interessante è legato al fatto che Michael Myers, come quest'ultimo, sembrerebbe uccidere a causa di una sorta di attrazione-repulsione nei confronti del sesso vissuto come atto osceno.

Il signore della morte (Halloween 2, USA 1981)
Ferita da Michael Myers la notte del 31 ottobre, Laurie viene ricoverata in ospedale, ignara del fatto che lo psicopatico mascherato, sopravvissuto ai diversi proiettili sparatigli dal dottor Loomis, si sia già rimesso sulle sue tracce.
Ancora una volta affiancato da Debra Hill, che finanziò e co-sceneggiò il capostipite, John Carpenter scrisse e produsse questo sequel che riparte direttamente dal termine del primo film, affidandone però la regia all'allora esordiente Rick Rosenthal, fattosi notare grazie a un cortometraggio horror.
Ma, al di là della rivelazione che vuole Michael Myers quale fratello di Laurie, presa in adozione da un'altra famiglia quando era ancora bambina, l'originalità dell'operazione si riduce soltanto al grande coraggio - se consideriamo l'anno in cui il film uscì nelle sale - mostrato nell'inscenare la nuova violentissima mattanza, tra martellate in pieno cranio e siringhe conficcate nella tempia. D'altra parte, stiamo parlando di uno dei capitoli più cruenti della serie, tanto che nel nostro paese è circolato per molto tempo in una versione pesantemente censurata.



Halloween 3-Il signore della notte (Halloween 3: Season of the witch, USA 1982)
Indagando su una serie di raccapriccianti omicidi, un medico fa conoscenza con il folle Cochran, fabbricante di maschere di Halloween contenenti un mortale congegno volto a sterminare i bambini. Vistosi rifiutare da Jamie Lee Curtis questo terzo "Halloween", John Carpenter pensò bene di abbandonare le gesta di Michael Myers per affidare all'amico Tommy Lee Wallace - futuro responsabile della trasposizione televisiva del kinghiano "IT" - una non disprezzabile fiaba nera dal sapore fantascientifico che, impreziosita da riusciti effetti speciali di trucco, guarda evidentemente al cinema di David Cronenberg lasciando trasparire anche un certo retrogusto anticapitalista.
Con l'icona horror Tom Atkins - recentemente rivisto in "San Valentino di sangue 3D" - nei panni del protagonista e Dan O' Herlihy - candidato all'Oscar per la sua interpretazione in "Le avventure di Robinson Crusoe" di Luis Buñuel - in quelli del malvagio Cochran.

Halloween 4-Il ritorno di Michael Myers (Halloween 4: The return of Michael Myers, USA 1988)
Dieci anni dopo l'esplosione dell'ospedale in cui era ricoverata Laurie, Michael Myers si risveglia a bordo dell'ambulanza che lo sta trasportando all' ospedale di Stato per trucidare gli infermieri e l'autista e mettersi sulle tracce della nipotina Jamie, figlia proprio della donna ormai defunta.
Ma lo script, che tira in ballo i genitori adottivi della bambina e la sorellastra Rachel, non spiega in alcun modo l'uscita di scena di Jamie Lee Curtis, mentre il dottor Loomis, sfigurato e claudicante, torna alla caccia dell'omicida, propenso ad agire in maniera sempre più violenta (nel calderone, canne di fucile tra le gambe e dita conficcate in testa). Del resto, è sicuramente grazie al successo riscosso dalla serie "Venerdì 13" che dobbiamo questo inaspettato ritorno dell'accantonato Myers, il quale, nonostante tenda ad occultare la tensione tramite gli eccessi di violenza, non rientra tra i tasselli meno riusciti della vigilia d'Ognissanti, conforme alle regole della serialità horror Anni Ottanta, le quali prevedevano, tra l'altro, un sempre maggior numero di vittime.
E il merito va riconosciuto in buona parte al regista Dwight H. Little, poi alla guida de "Il fantasma dell'opera" con Robert Englund e del secondo "Anaconda", il quale confeziona il tutto con mano sicura, forte anche dell'interpretazione della giovanissima Danielle Harris nei panni della piccola Jamie.

Halloween 5-The revenge of Michael Myers (USA 1989)
Ferito a morte dalla polizia, Michael Myers viene soccorso da un pescatore sulle rive di un torrente e, risvegliatosi un anno dopo, lo uccide, nel giorno di Halloween, per poi tornare sulle tracce di Jamie, ricoverata in una clinica psichiatrica e a quanto pare in contatto telepatico con lui.
Riprendendo in maniera efficace i meccanismi della tensione alla base del capostipite carpenteriano al fine di mixarli nella giusta maniera con l'elevata dose di violenza che aveva già caratterizzato il tassello precedente, questo quinto "Halloween", mai distribuito in Italia, non fatica ad incarnare le fattezze del miglior sequel della saga.
Infatti, la regia di un ispirato Dominique Othenin-Girard, che in ambito horror si occupò in seguito de "La regina dell'inferno" e "Omen 4-Presagio infernale", ci regala sequenze da antologia come quella della fuga all'interno della diroccata casa Myers. Con il dottor Loomis sempre in agguato, ovviamente.

Halloween 6-La maledizione di Michael Myers (Halloween: The curse of Michael Myers, USA 1995)
Rapito insieme alla piccola Jamie, nel 1989, dal capo di una misteriosa setta, Michael Myers trucida l'ormai cresciuta nipote (ora con il volto della J.C. Brandy de "Le verità nascoste"), la quale riesce comunque a mettere in salvo il pargolo appena dato alla luce, che finisce nelle mani dei nuovi abitanti di casa Myers, ignari della presenza dell'immortale serial killer.
Diretto dal Joe Chapelle in seguito dedicatosi al quarto "Hellraiser", questo sesto "Halloween" recupera il personaggio di Tommy Doyle, ragazzo che da bambino visse insieme a Laurie Strode la terrificante notte di Halloween del 1978, all'interno di una trama che, nell'evidente tentativo di conferire un tocco di originalità alla serie, tira in ballo riti e satanismo complicando inutilmente la storia già tratteggiata nei precedenti episodi.
Con Donald Pleasence per l'ultima volta nei panni del dottor Loomis (il film è in sua memoria), non è un pessimo prodotto, ma lascia nei ricordi dello spettatore soltanto l'abbondante dose di splatter, tanto che dalle nostre parti è circolato per molto tempo privo di circa un minuto di dettagli raccapriccianti. Ne esiste anche un producers' cut con sequenze montate in maniera differente e un finale completamente diverso.



Halloween-20 anni dopo (Halloween H20: 20 years later, USA 1998)
Insegnante sotto falsa identità in un college californiano e con un figlio a carico, Laurie Strode torna ad essere perseguitata da Michael Myers, creduto morto durante la notte di Halloween del 1978. Scontento della piega presa dagli ultimi capitoli della saga halloweeniana, Kevin Williamson, sceneggiatore di "Scream" e "So cosa hai fatto", pensò bene di scrivere il trattamento per un settimo episodio che, ignorando quanto raccontato nei capitoli 4, 5 e 6, si riallaccia direttamente a "Il signore della morte", recuperando perfino il dimenticato personaggio della dottoressa Marion/Nancy Stephens, collega del defunto dottor Loomis, e segnando il ritorno dell' ormai blockbusterizzata Jamie Lee Curtis nel ruolo che la consegnò al mondo delle immagini in movimento.
E, considerando che al timone di regia c'è lo Steve Miner cui dobbiamo il secondo e terzo "Venerdì 13", c'era da aspettarsi qualcosa di più dell'ennesimo massacro attuato da Michael Myers. Con un esordiente Josh"Pearl Harbor"Hartnett nel ruolo del figlio di Laurie, né meglio, né peggio degli altri episodi.

Halloween-La resurrezione (Halloween: Resurrection, USA 2002)
Ancora in circolazione, Michael Myers prima fa visita alla sorella Laurie Strode, rinchiusa nell'ospedale psichiatrico Grace Anderson, poi torna nella sua vecchia casa, nel frattempo divenuta lo scenario di un reality show seguibile attraverso il web durante la notte di Halloween.
Nonostante il finale decisivo di di "Halloween-20 anni dopo", gli sceneggiatori sono stati capaci di escogitare una trovata veramente assurda (bisogna vedere il film per crederci) al fine di permettere al serial killer invulnerabile di tornare in azione e porlo alla distruzione del Grande fratello.
Con una serie di notevoli omicidi (tra cui un treppiede della telecamera conficcato in gola in omaggio al classico "L'occhio che uccide"), dirige Rick Rosenthal, già autore del numero 2, per un capitolo che, al di là delle numerose critiche negative attribuitegli, non appare affatto male.

Halloween-The beginning (Halloween, USA 2007)
Rob Zombie alias Robert Cummings, autore del dittico formato da "La casa dei 1000 corpi" e "La casa del diavolo", si cimenta nella folle impresa di rifare "Halloween-La notte delle streghe".
In realtà, però, il suo film, che pone la Scout Taylor-Compton di "Zombies-La vendetta degli innocenti" nel ruolo che fu di Jamie Lee Curtis, si propone contemporaneamente come prequel e remake del titolo del 1978.
Infatti, prima vengono raccontati i retroscena (abbondantemente riveduti, per la verità) che hanno portato il piccolo Michael a trasformarsi nell'implacabile assassino del 31 ottobre, poi subentra il rifacimento vero e proprio, con un nutrito cast che, oltre a Malcolm"Arancia meccanica"McDowell nei panni del dottor Loomis, annovera nomi noti dell'exploitation su celluloide, dal Danny Trejo di "Dal tramonto all'alba" al Brad Dourif di "Bambola assassina", passando per il Ken Foree di "Zombi" e l'Udo Kier di "Suspiria".
Senza contare una cresciuta Danielle Harris, protagonista del quarto e quinto episodio della serie, per un elaborato che finisce per eliminare il senso di mistero e inquietudine che da sempre aleggiava attorno alla figura di Michael, rendendolo a sua volta molto più vicino a un feroce e reale essere umano che a una fantasiosa creatura appartenente all'assurdo universo della celluloide.
Ma ciò deve essere considerato un pregio o un difetto?

Francesco Lomuscio

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