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"MISSION TO MARS"
siamo andati a vederlo, in anteprima, per voi.
Resoconto del nostro inviato Valerio Salvi |
Effetti speciali
La parte più complessa, e costosa, di un film di fantascienza ambientato nello spazio è, ovviamente, quella relativa ad astronavi, pianeti e movimenti a gravità zero. Se è vero che molti registi riescono a superare varie problematiche grazie al montaggio, che può penalizzare in alcune situazioni gli attori, ma permette stacchi tra modellini, computer grafica e personaggi reali, non è certo questa la scelta di Brian De Palma che ha fatto dei piani sequenza e della fluidità di movimento della cinepresa il suo "marchio di fabbrica".
Il direttore della fotografia di "Mission to Mars", Stephen H. Burum (Gli Intoccabili, Mission Impossible, Omicidio in Diretta), non si è certo fatto spaventare ed ha trovato numerose soluzioni, anche innovative per risolvere i vari problemi. Quello maggiore era ovviamente l'effetto "gravità zero" necessario per il viaggio spaziale Terra-Marte. Subito si è scelto di procedere sospendendo gli attori con dei fili o su piattaforme idrauliche. Le immagini sono in seguito state "ripulite" con l'ausilio della computer grafica (peraltro fornita dallo sponsor del film - impossibile non notarlo visto che il suo marchio campeggia in qualunque monitor di comunicazione).
Altra ciclopica impresa è stata la costruzione, a tempo di record, di un'apposita gru, ribattezzata "Super Technocrane", su cui è stata montata una speciale telecamera in grado di muoversi su 4 assi spaziali contemporaneamente. Questa scelta ha consentito di poter riprendere i vari ambienti dell'astronave con prospettive del tutto nuove e particolarmente "mobili" soddisfacendo i desideri del regista. Inoltre l'intera struttura girevole dell'astronave è stata ricostruita su una sorta di ruota panoramica di 11 metri di diametro, all'interno della quale venivano imbragati gli attori che hanno dovuto girare non poche sequenze a "testa in giù", aumentando così l'effetto realismo.
Per le tute spaziali dei protagonisti è stato utilizzato il "design NASA" classico con delle modifiche ai caschi. La tipica forma "a bolla" che tutti conosciamo è stata sostituita con una più cilindrica, angolata verso il basso, per eliminare i numerosi riflessi indesiderati che avrebbero potuto far notare il cielo azzurro terrestre; in questo modo l'angolazione della superfice rifletteva il terreno rossastro del set. Inoltre la visiera è molto più estesa del normale, soprattutto lateralmente per meglio riprendere i volti degli attori (con particolare riguardo per i profili tanto amati da De Palma).
Infine un'enorme massa di lavoro è stata necessaria per allestire il set. Non potendo utilizzare un teatro di posa per gli interni (troppo piccolo) si è scelta una "location" di 280.000 metri quadri vicino Vancouver (Canada). Qui sono state riversate tonnellate di pietra arancione di origine vulcanica (normalmente utilizzata in America per il barbecue) per simulare le rocce di Marte, inoltre il terreno sabbioso è stato rimodellato, con l'ausilio di alcuni bulldozer, per posizionare le dune in modo da sfruttare al meglio la luce solare; infine sul tutto sono stati nebulizzati più di 450.000 litri di vernice rossa (atossica) per dare il tipico look del Pianeta Rosso. Tutte le luci del set sono state applicate in maniera indiretta per mezzo di parabole in rame, in modo da fornire le caratteristiche ombre rossastre a tutti gli oggetti. Il cielo, invece, è stato ripreso per mezzo di appositi filtri e quindi è stato corretto digitalmente in fase di post-produzione. Le tempeste di sabbia tipiche del clima marziano, sono state realizzate con degli enormi ventilatori e polvere di silice rossa. Direi che questo lavoro è decisamente più credibile di quello con il quale il Governo americano voleva ingannare la popolazione in "Capricorn One".
Inutile dire inoltre che sono numerosissime sia le inquadrature completamente digitalizzate (es. dentro la "sfinge") realizzate dalla Dream Quest (circa 140 ed altre 400 in animatics), sia quelle "corrette" (es. la catena di DNA realizzata con gli m&m's) dalla Industrial Light & Magic (circa 200). Anche la sequenza della "tempesta animata", che ricorda un po' "Dune", è stata ottenuta con il supporto della "computer-graphic".
Un ultima chicca, il veicolo d'esplorazione è stato progettato da Tim Flattery (lo stesso della Batmobile).
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