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28 Marzo 2006 - Conferenza Stampa
"8 amici da salvare"
Intervista al regista Frank Marshall.
di FilmUP.com
Il rapporto umano cresce durante il film parallelamente a quello con i cani - come avete lavorato in squadra per sviluppare questi rapporti?
Frank Marshall: volevo che i rapporti umani si sviluppassero parallelamente al modo in cui i cani imparano a essere uniti per sopravvivere in questa avventura glaciale. Jerry e Davis presentavano dei tratti specifici nei loro personaggi e ho lavorato con Paul e Bruce e lo scrittore Dave DiGillio per rendere questi tratti semplici e credibili. Volevo mostrare la loro appartenenza a due mondi totalmente opposti, e che alla fine ognuno diventa a suo modo più compassionevole e comprensivo. Jerry impara ad essere meno egoista e più responsabile e Davis impara la compassione e l'umiltà.
Dato che la natura è fondamentale nel film, quali difficoltà avete affrontato nel creare effetti speciali quali, ad esempio, l'animatronic della foca leopardo?
Frank Marshall: le due maggiori difficoltà sono state l'attacco della foca leopardo e quando Davis cade nel ghiaccio. Ovviamente non potevamo usare un lago vero perciò l'abbiamo ricostruito e Stan Winston ha creato una foca generata al computer con cui i cani potessero combattere. In quel modo i cani avevano qualcuno con cui interagire; Davis era immerso nell'acqua calda per simulare la sua caduta nel ghiaccio. Il ghiaccio era cera, quindi c'erano enormi bollitori pieni di cera calda all'esterno del set. È stata una bella idea.
Come ha affrontato le scene pericolose nell'acqua senza mettere in pericolo attori e troupe?
Frank Marshall: per la scena del crepaccio, abbiamo scavato una buca in cui doveva cadere la slitta, quindi l'abbiamo ricoperta di neve, mettendovi una bandierina rossa per mostrare ai cani dove dovevano dirigersi. Quando la slitta arrivava sulla buca, gli addetti agli effetti soffiavano via la copertura e la slitta vi cadeva dentro. Era assicurata con dei cavi in modo da non farla precipitare troppo in fondo. Quelli sono stati fra i giorni più freddi che abbiamo avuto, la temperatura era scesa a meno 26 gradi, perciò l'atmosfera contribuiva a un realismo assoluto.
Quale scena del film è stata la più difficile da portare sullo schermo e perché?
Frank Marshall: la scena più difficile da portare sullo schermo è stata la caccia agli uccelli. C'era bisogno di una dettagliata pianificazione e di un difficile addestramento dei cani. Volevo molti grandangoli per mostrare lo scenario, il modo in cui si accingevano a cacciare, quindi gli addestratori non potevano essere troppo vicini ai cani per dare loro i comandi. Ciò ha complicato le cose, poiché c'erano sei o sette cani in ogni ripresa. Abbiamo dovuto costruire una struttura all'interno della quale i cani inseguivano e saltavano sugli uccelli. Tutto questo è stato molto complicato, specialmente per via della neve. Poi abbiamo dovuto ideare il luogo in cui si trovavano gli uccelli, per aggiungere gli effetti speciali. In tutto c'è voluto una settimana ma ne è valsa la pena perché i cani hanno imparato a lavorare insieme e a nutrirsi da soli.
La vedremo nuovamente dietro la cinepresa nel futuro?
Frank Marshall: produrrò la terza serie di Bourne, "The Bourne Ultimatum", quest'estate. Spero di tornare dietro la cinepresa per dirigere un film tratto dal libro di Lance Armstrong, "It's Not About the Bike", nella primavera del 2007.
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