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RockyLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Redazione FilmUP.com14 giugno 2016Voto: 8.0
Sono passati quarant’anni da quando uno sconosciuto Sylvester Stallone portava per la prima volta sul grande schermo uno dei suoi personaggi più amati. Ancora oggi capace di far battere il cuore agli spettatori e di conquistare riconoscimenti.
Lui è un pugile italo-americano, soprannominato Lo stallone italiano, un dilettante che sbarca il lunario con estorsioni e piccoli incontri. Un perdente, non intelligentissimo o sofisticato ma simpatico e, nonostante l’apparenza da burbero, con un cuore tenero. Innamorato di una ragazza timidissima che lavora in un negozio di animali e che cerca di conquistare con gesti goffi e buffi. Tutto questo, e molto di più, è Rocky Balboa che, nella Philadelphia di quegli anni, ci ha mostrato cosa vuol dire inseguire il sogno americano. Ci ha mostrato come sia possibile riscattarsi grazie al coraggio, alla dedizione e alla ferrea volontà di non arrendersi. L’occasione della vita di Rocky arriva quando viene scelto per un incontro con il campione dei Pesi Massimi Apollo Creed, che perde il suo avversario prima di un importante incontro. Si decide allora di cercare uno sfidante tra i pugili sconosciuti, e la scelta ricade proprio sul nostro eroe. Un’opportunità che lo sconosciuto Rocky è deciso a non sprecare. Vuole dimostrare al mondo, e alla sua Adriana, quanto vale veramente e per farlo non si risparmia, sottoponendosi a un duro, e memorabile, allenamento, culminato in una delle scene cult della pellicola, la corsa sulla scalinata di fronte al Museum of Art di Philadelphia. Nessuno avrebbe mai immaginato che questa pellicola, la cui sceneggiatura è opera dello stesso Stallone, costata solamente un milione di dollari, avrebbe ottenuto tanto successo di pubblico e di critica. Infatti, a monte di un budget piuttosto basso, “Rocky” incassò oltre 225 milioni di dollari in tutto il mondo, vinse tre Oscar (tra cui miglior film e regia) su dieci candidature (tra cui quelle per gli attori protagonisti e non) e diede vita a sei sequel, con l’ultimo che vedeva nuovamente Stallone candidato dall’Academy per la sua interpretazione. Proprio le prestazioni degli attori sono una delle cose più belle di questa pellicola. Infatti, a partire dal protagonista, ogni interprete è riuscito a rendere unico il suo personaggio, regalandogli profondità, ma soprattutto un’immensa umanità. Caratteristiche che rendevano, e rendono tutt’ora, facile immedesimarsi con loro, amarli come se fossero persone reali che ognuno di noi potrebbe conoscere. Un cast eccezionale che svolge egregiamente il suo lavoro e tra cui citiamo, oltre lo stesso Stallone, la dolce e timida, ma incrollabile, Talia Shire, perfetta nel ruolo di Adriana, Burt Young nei panni dell’amico Paulie e Burgess Meredith in quelli dell’allenatore Mickey. Riuscite anche le ambientazioni e la regia, che riesce a rendere al meglio la situazione e accompagna le emozioni con le immagini. Per non parlare dell’indimenticabile colonna sonora a opera di Bill Conti. Se proprio vogliamo trovare una pecca a “Rocky” dovremmo guardare a una sceneggiatura che, tolta dal contesto complessivo, potrebbe risultare banale e prevedibile, ma probabilmente è proprio la sua semplicità a colpire lo spettatore e a permettergli di immedesimarsi con i personaggi e a sognare di poter vivere un’esperienza alla Rocky, il classico “Sogno Americano”. La frase dal film:
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