Questa notte è ancora nostra
Che “Notte prima degli esami” abbia dato il via ad un filone di commedie giovanilistiche che ben fanno alle casse del cinema italiano non c’è dubbio. Gente invogliata ad andare in sala, opportunità lavorative, possibilità di rischiare (in futuro) in un mercato che rende. Le conseguenze di buoni botteghini si ripercuotono su tutto l’ambiente. E’ però questa una ragione sufficiente per giustificare qualsiasi lavoro che si inserisca su questa scia?
Prendendo proprio un verso della stessa canzone di Venditti che già diede il titolo al film capostipite sopra citato, Miniero e Genovese portano sul grande schermo una sceneggiatura non propria (almeno all’origine) per un film leggero e senza grosse pretese. Una storiella semplice che si spera non abbia l’ambizione di voler descrivere verosimilmente la comunità cinese nella Capitale (anche se purtroppo così hanno affermato in conferenza i due registi), ma solo quella di raccontare l’amore tra due ragazzi che inizialmente hanno bisogno l’uno dell’altro per altre, nascoste, ragioni (lui ha bisogno di una cantante con gli occhi a mandorla per la propria band, lei di un ragazzo che la scampi da un matrimonio combinato). Nulla di nuovo: equivoci, pseudo tradimenti, sfide sulla spiaggia, errori che casualmente rivelano e rincorse che salvano l’happy end all’ultimo minuto.
Le semplificazione alla Disney (che è qui, non a caso, è co-produttrice) sono tante, sia a livello narrativo che di utilizzazione del territorio, con una Roma che sembra un piccolo quartiere dove gli incontri casuali sono all’ordine del giorno e quando si dice “supermercato” è chiaro a quale ci si riferisca.
Citazioni tante, ma cadute quasi per caso. Il target di pubblico è più basso del solito.
Ne esce un film dallo scheletro narrativo deboluccio che si salva per alcune gag che, prese a sé stanti, colgono spesso nel segno quanto a comicità. Merito di alcuni dialoghi ben congegnati dalla troupe di sceneggiatori (tra cui lo stesso Massimiliano Bruno, qui finalmente anche attore dopo tante belle performance teatrali) e del bravo Mario Mattioli che si ritaglia il suo spazio nel ruolo del padre del sempre presente (ormai il suo volto è un logo per questo genere di film) Vaporidis.

La frase: "Il culo non canta, ma conta".

Andrea D’Addio

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