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Pulse
Ispirato a una pellicola horror giapponese del 2001 dal titolo emblematico di "Kairo", "Pulse" è il primo film di Jim Sonzero, regista dalla palese impostazione televisiva. Cavalcando l'onda modaiola che vede arrivare sul grande schermo cantanti e idol dello Star Sistem di quell'America che vede MTV, anche "Pulse" può fregiarsi della prestante presenza di una cantante famosa tra gli adolescenti: Cristina Millian, qui alla sua prima apparizione.
Una misteriosa serie di suicidi sembra affliggere il Mondo. Dapprima l'opinione pubblica pensa si tratti di semplici coincidenze o casualità, e non dà il giusto richiamo al problema, ma ben presto la gente, ritrovatasi decimata nel giro di poche settimane, si accorge che qualcosa di molto più profondo è in atto: una forza misteriosa e implacabile mira all'estinzione della razza umana. Una giovane ragazza universitaria è tra le prime a rendersene conto e, indagando sul suicidio del suo ex fidanzato, scopre che un misterioso virus tecnologico risucchia la "voglia di vivere" delle persone collegate a un qualunque computer. Mettersi in salvo da tale sciagura non sarà facile...
Spunti apocalittici al servizio di una sceneggiatura povera e poco ispirata. In "Pulse" quel poco che c'è di buono viene annebbiato totalmente da dialoghi che sembrano scritti affrettatamente e, comunque, decisamente poco ispirati. Una buona fotografia, che in ogni caso rimane sugli standard da videoclip, e uno spunto interessante, suggerito prima ancora che da "Kairo" da un famoso anime giapponese dal titolo "Serial Experiment Lain", non bastano affatto a salvare una pellicola confusa che a tratti sfiora il ridicolo. La regia dal canto suo non offre davvero nulla di nuovo al genere horror: lunghe attese, silenzi prima di urla, inquadrature frontali, un lavoro che può essere considerato un summa, un riepilogo, di tutto ciò che già è stato fatto e visto.
Se il film offre poco dal punto di vista delle idee, lasciando quelle poche che ci sono in sospeso, anche la recitazione non può essere considerata a un livello sufficientemente accettabile. Gli attori e le attrici non appaiono affatto interessati alla vicenda, recitando in modo accademico e, a tratti, distaccato. Finzione nella finzione.
Unica curiosità è la presenza di Ian Sommerhalder, idolo delle teenager e protagonista nei panni di Bun nella serie "Lost": un attore che, bella presenza a parte, promette di crescere molto.
"Pulse" delude le aspettative: povero di tecnica, di trama, e di pathos narrativo. Un film debole come l'idea di un virus che uccide tramite un cellulare.
La frase: "...Ti senti bene?..."
Diego Altobelli
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