sono esterrefatta dalla bellezza di questo film... ultimamente il livello è stratosferico (sto pensando ad Altman,anche a Lynch solo perchè sono gli ultimi visti)... questo film, come appunto quello di Altman, ha una perfezione formale stupefacente, Almodovar si avvicina sempre più all'arte senza perdere nessun tratto di ironia, dissacrazione, fantasia, scambio dei doppi con salto mortale carpiato all'indietro... il tutto mostrando una realtà molto "normale"... spagnola, ma normale...figure maschili (uno dei protagonisti, Marco, molto Malkovicciano) una delle donne di Aldomovar, una torera... si poteva fare un film solo su di lei e invece Almo ci regala attimi di poesia di movimento, sublime eleganza inutile e melodrammatica, perfetta, passione bruciante, primordiale e suicida... accanto Pina Baush e la danza... la durezza di un mondo che appare senza pericoli... grande cameo di Geraldine Chaplin.... un altro grande cameo sulle arti è Caetano Veloso che canta un pezzo... per il resto... amore amore amore... donne che uccidono tori ma hanno fobie... uomini che piangono tanto ma non sono per niente scontati... nessuna risata e tanta meraviglia nelle immagini... tanto amore per il cinema... ed è infatti nella regia che ci sono dei colpi di genio, oltre che la professionalità... penso alle immagini della corrida, le immagini del cinema muto (c'è un film nel film mitico...!)le bolle della lampada annni settanta con l'olio rosso nell'acqua gialla... glam e bolly...insomma, tanto per parafrasare il giovane holden, a Pedro mi farebbe proprio piacere telefonargli di tanto in tanto...ciao ciao
è un film che deve essere visto almeno 2 volte, dato che la componente emotiva ed i vari rifacimenti (teatrali, filmografici, ec.), dopo l'empass della prima visione, necessitanodi una seconda per un'elaborazione più approfondita.
Ritengo coraggioso e fortemente apprezzabile il tentativo di Pedro Almodovar di trasmetterci l'emozionalità maschile senza gli scontati stereotipi che anche nel cinema abbondano, ma, invece, lasciare al fluire della tipologia del personaggio, in particolare Marco, il messaggio trasmesso ed appunto con tale modalità, significativamente caratterizzante, recepito dallo spettatore.
E' bello uscire dal cinema emozionati, con le parole ferme nella gola, consapevoli che un film può essere un'opera artistica che ti entra dentro e ti smuove i sentimenti....E questo è proprio un film sui sentimenti, sul senso della vita, della morte, della sofferenza. Tutto ciò espresso con grandi capacità comunicative, una regia perfetta, un'interpretazione straordinaria. Che dire? In un panorama cinematografico arido ed americanizzato, prevedibile e noioso, un'opera che invece va dritta al cuore....Grazie Pedro:
"La tragedia è imitazione di un'azione seria e compiuta in se stessa ....... la quale mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore ha per effetto di sollevare e purificare l'animo da siffatte passioni" (Aristotele). Tragico Almodovar, che ci presenta due casi pietosi e terrifici aventi ognuno due protagonisti; ecco allora l'intreccio svolgersi e compiersi fatalmente: Benigno e Alycia, Marco e Lydia, Benigno e Marco, Marco e Alycia (proprio come il regista tiene a sottolineare con delle scritte rosse in sovraimpressione sullo schermo). Donne in coma e uomini soli ci conducono alla nostra purificazione dopo aver ballato, cantato, lacrimato, ucciso tori e serpenti, amato e lasciato, violentato, ma soprattutto dopo aver parlato (e non a caso la torera sembra pagare con il coma il suo silenzio sulla verità dei suoi sentimenti). Scopriamo così che se il meditare da solo è onanismo, il pensare con altri (conversare ) è coito, generatore di vita, motore resuscitante. Il mondo si capovolge e Almodovar, in questi giorni di Pasqua, ci presenta corpi femminili immobili che giacciono ma che pulsano, vere vagine dell'anima, camici-sudari e, alla fine, il coito resuscitante di un "folle": l'eterogenesi dei fini è compiuta, la salvezza non è questione di normalità, interessa l'accoglienza che siamo disposti a dare al diverso che è in noi e che è vicino a noi, al "femminino e al masculino" (come dice simpaticamente Geraldine Chaplin nel film), eterne e inscindibili categorie del nostro spirito.