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Dogman

Opinioni presenti: 3
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Can che Abbaia

(7/10) Voto 7di 10

Marcello, proprietario di un centro di toelettatura per cani, risiede in un quartiere popolare dove occasionalmente spaccia per arrotondare i suoi introiti. Oltre agli altri abitanti della zona, Marcello è amico anche di Simone, detto Simoncino, ex pugile cocainomane con il quale svilupperà un rapporto di sudditanza che sfocerà in tragedia. Matteo Garrone porta sul grande schermo ‘il piccolo’ Marcello Fonte, scovato quasi per caso all’ingresso del cinema Palazzo di Roma, luogo dove ancora oggi presta servizio in qualità di custode. Lo veste da (pseudo) mostro della porta accanto completando efficacemente la trilogia dei casi di cronaca nera ripresi e riscritti per il grande schermo. Trilogia iniziata nel 2000 con L’imbalsamatore e proseguita quattro anni più tardi con Primo Amore. In tal caso la riscrittura riporta alla mente il caso De Negri, che a metà degli anni ’80 fece scalpore per la spietata vendetta alla quale lo stesso De Negri sottopose il suo ex - complice. Il Marcello portato sullo schermo da Fonte prende dal caso di cronaca solamente la professione del killer e poco altro. Stiamo parlando di certo di un uomo mite ma non immacolato. Fiducioso nella vita e nel prossimo, ben voluto da tutti, e non incline alla violenza oltre che un padre diviso che per la figlia sarebbe pronto a tutto così come un amante premuroso nei confronti del mondo dei cani, che ha saputo dargli di che vivere dignitosamente. Al tempo stesso, pur essendo uno spacciatore ben noto agli abitanti del quartiere, Marcello è anche uno sprovveduto che probabilmente non capisce chi si trova di fronte ovvero un uomo - l’irriconoscibile e abilissimo Edoardo Pesce - che picchia ancor prima di riflettere e che ha la mente annebbiata dall’uso degli stupefacenti, e al tempo stesso quanto di più vicino a quel regno animale che proprio Marcello tanto apprezza. Ancora una volta Garrone usa Castel Volturno, come già capitato in Gomorra e ne l’imbalsamatore, per immaginare la periferia degradata nella quale si muove l’umanità del quartiere, fra la sabbia e il mare, i parchi giochi deserti e i palazzi in perenne costruzione e frutto della speculazione edilizia. Il lavoro del regista Romano rilegge la cronaca nera riuscendo a riproporla in chiave morale e personale dando libero sfogo a una violenza psicologica e non fisica, attraverso lo sguardo di un uomo che alla fine capirà cosa significhi la vera solitudine a causa di una scelta non voluta. Eccellente tutto il cast fra i quali spiccano numerosi caratteristi di film di genere ‘periferico’ quali Francesco Acquaroli e Adamo Dionisi, oltre al già citato Pesce. Miglior attore protagonista, al Festival di Cannes, per l’interpretazione di Marcello Fonte. Da vedere se in futuro le nuove prove del quasi quarantenne attore originario di Archi sapranno essere all’altezza di questa prima fatica.



Ciro Andreotti, 47 anni, BOLOGNA (BO).




Vita ai Margini

(7/10) Voto 7di 10

Marcello, proprietario di un centro di toelettatura per cani, risiede in un quartiere popolare dove occasionalmente spaccia per arrotondare i suoi introiti. Oltre agli altri abitanti della zona, Marcello è amico anche di Simone, detto Simoncino, ex pugile cocainomane con il quale svilupperà un rapporto di sudditanza che sfocerà in tragedia. Matteo Garrone porta sul grande schermo ‘il piccolo’ Marcello Fonte, scovato quasi per caso all’ingresso del cinema Palazzo di Roma, luogo dove ancora oggi presta servizio in qualità di custode. Lo veste da (pseudo) mostro della porta accanto completando efficacemente la trilogia dei casi di cronaca nera ripresi e riscritti per il grande schermo. Trilogia iniziata nel 2000 con L’imbalsamatore e proseguita quattro anni più tardi con Primo Amore. In tal caso la riscrittura riporta alla mente il caso De Negri, che a metà degli anni ’80 fece scalpore per la spietata vendetta alla quale lo stesso De Negri sottopose il suo ex - complice. Il Marcello portato sullo schermo da Fonte prende dal caso di cronaca solamente la professione del killer e poco altro. Stiamo parlando di certo di un uomo mite ma non immacolato. Fiducioso nella vita e nel prossimo, ben voluto da tutti, e non incline alla violenza oltre che un padre diviso che per la figlia sarebbe pronto a tutto così come un amante premuroso nei confronti del mondo dei cani, che ha saputo dargli di che vivere dignitosamente. Al tempo stesso, pur essendo uno spacciatore ben noto agli abitanti del quartiere, Marcello è anche uno sprovveduto che probabilmente non capisce chi si trova di fronte ovvero un uomo - l’irriconoscibile e abilissimo Edoardo Pesce - che picchia ancor prima di riflettere e che ha la mente annebbiata dall’uso degli stupefacenti, e al tempo stesso quanto di più vicino a quel regno animale che proprio Marcello tanto apprezza. Ancora una volta Garrone usa Castel Volturno, come già capitato in Gomorra e ne l’imbalsamatore, per immaginare la periferia degradata nella quale si muove l’umanità del quartiere, fra la sabbia e il mare, i parchi giochi deserti e i palazzi in perenne costruzione e frutto della speculazione edilizia. Il lavoro del regista Romano rilegge la cronaca nera riuscendo a riproporla in chiave morale e personale dando libero sfogo a una violenza psicologica e non fisica, attraverso lo sguardo di un uomo che alla fine capirà cosa significhi la vera solitudine a causa di una scelta non voluta. Eccellente tutto il cast fra i quali spiccano numerosi caratteristi di film di genere ‘periferico’ quali Francesco Acquaroli e Adamo Dionisi, oltre al già citato Pesce. Miglior attore protagonista, al Festival di Cannes, per l’interpretazione di Marcello Fonte. Da vedere se in futuro le nuove prove del quasi quarantenne attore originario di Archi sapranno essere all’altezza di questa prima fatica.



Ciro Andreotti, 47 anni, Bologna (BO).




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(7/10) Voto 7di 10

vere realtà della.vita purtroppo... l arroganza e la prepotenza che vogliono prevalere su qualsiasi cosa



stefano, 32 anni, taranto.





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